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Nata a Kiev il 17 agosto 1903 in Ucraina da una ricca famiglia ebrea, la biografia della Némirovsky è costellata da una lunga serie di strappi traumatici: un’odissea che inizia con lo scoppio della rivoluzione d’Ottobre e la fuga dalla Russia sovietica verso la Francia, passando per Finlandia, Norvegia e Svezia, per concludersi infine a Parigi, con l’amato padre, banchiere tutto dedito agli affari e sempre assente, e alla madre egocentrica, leggera e distratta.
Una vita breve, strettamente connessa con i suoi romanzi, in cui le vicende familiari e i fatti storici si intersecano e si confondono nelle trame letterarie, dalle prove giovanili con La nemica e Il ballo, nei quali tentava di esorcizzare il difficile rapporto con una madre fredda e insensibile, al romanzo che le assicurò il grande successo, David Golder, a quello più autobiografico, Il vino della solitudine, fino a Suite francese, il suo capolavoro pubblicato postumo, scritto nel vivo dell’occupazione nazista e della guerra e rimasto incompiuto per la tragica morte della scrittrice ad Auschwitz.
Il 13 luglio 1942 Iréne Némirovsky viene arrestata dai gendarmi francesi e mandata ad Auschwitz, dove viene eliminata nelle camere a gas. Dopo qualche mese la segue Michel, il marito. Le figlie riescono a salvarsi insieme alla valigia della mamma, quella che a loro insaputa contiene il manoscritto di Suite francese. Denise troverà la forza di riaprirlo solo molti decenni dopo, lo farà conoscere al mondo, perché il mondo non dimentichi.