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Alberto Bevilacqua è morto il 9 settembre 2013 all’età di 79 anni, dopo una lunga malattia. Lascia la sua compagna, l’attrice e scrittrice Michela Miti (Michela Macaluso).
Era nato a Parma il 27 giugno 1934, narratore di fama e di successo, alchimista della fantasia sui cui binari fa sapientemente scorrere le contraddizioni del reale, in un continuo gioco di scambi. Attira fin da giovane l’attenzione di Leonardo Sciascia, che gli fa pubblicare la prima raccolta di racconti “La polvere sull’erba” (1955).
Esordisce come poeta nel 1961 pubblicando “L’amicizia perduta“. Il successo internazionale arriva però con l’ormai celeberrimo “La Califfa” (1964), diventato film (da lui stesso diretto) e interpretato da Ugo Tognazzi e Romy Schneider. La protagonista, Irene Corsini, nel suo vitalistico vibrare tra fierezze e abbandoni, inaugura la galleria dei grandi personaggi femminili di Bevilacqua, mentre Annibale Doberdò incarna un’emblematica figura di industriale nella provincia italiana degli anni ’60.
Romanzo tra i più importanti del decennio è “Questa specie d’amore” (1966, premio Campiello), nel quale il dissidio tra il richiamo della propria terra, la provincia parmigiana e l’impegno della vita nella capitale, scuote la coscienza inquieta dell’intellettuale protagonista; tema onnipresente nella narrativa di Bevilacqua, assieme alla vicenda della passione amorosa e alle atmosfere liriche, visionarie e fantastiche, rese corporee da uno stile denso e non alieno da un seppur cauto sperimentalismo linguistico.
Dell’epopea provinciale dei suoi eroi grandi e meschini, Bevilacqua aveva già fornito uno splendido affresco in “Una città in amore” (1962, ripubblicato in una nuova stesura nel 1988). Intellettuale impegnato e presente nella vita italiana fin dagli inizi degli anni ’60, giornalista critico del costume, polemista, l’attività di Alberto Bevilacqua è sempre stata multimediale. La sua produzione narrativa, sempre accompagnata da grande successo, ha ottenuto anche numerosi riconoscimenti, fra cui l’apprezzamento dei maggiori premi letterari italiani: fra i suoi titoli premiati troviamo “L’occhio del gatto” (1968, Premio Strega), “Un viaggio misterioso” (1972, Premio Bancarella) e “I sensi incantati” (1991, premio Bancarella).
Intensa e continua, da sempre parallela e mai subordinata all’attività di narratore, la produzione poetica di Bevilacqua è raccolta nelle opere: “La crudeltà ” (1975), “Immagine e somiglianza” (1982), “Vita mia” (1985), “Il corpo desiderato” (1988), “Messaggi segreti” (1992) e “Piccole questioni di eternità” (Einaudi 2002). Le opere di Bevilacqua sono state ampiamente tradotte in Europa, Stati Uniti, Brasile, Cina e Giappone. Come ha scritto efficacemente Maurizio Cucchi “Amore ed erotismo, consapevolezza degli indissolubili legami non solo con la propria terra d’origine, ma anche con le figure parentali, costituiscono altri elementi irrinunciabili della sua poesia, la cui tendenza, evidente anche nella sua più recente raccolta (“Legami di sangue”), parrebbe quella di ricondurre incessantemente al presente suggestioni, vicende, situazioni prelevate da una memoria anche remota“.