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Jean Giono nasce il 30 marzo di 1895 a Monosque, nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Il padre, d’origine italiana, era calzolaio e sua madre stiratrice. Leggerà da solo la Bibbia e Omero, tra l’officina del padre e l’atellier della madre.
Per venire incontro alle difficoltà finanziarie dei genitori, è costretto a lasciare il collegio e a diventare impiegato di banca, fino alla guerra del 1914. Nel 1919, passata la guerra, che l’ha enormemente segnato (Le grand troupeau, 1931), riprende il suo lavoro e, nel 1920, sposa un’amica d’infanzia, Elise, da cui avrà due figle, Aline e Sylvie.
La sua cultura, immensa, è quella di un autodidatta con una curiosità universale. Nel 1930, dopo il successo di Collina e di Un de Baumugnes, abbandonerà la banca per dedicarsi completamente alla letteratura. Venne incarcerato come antimilitarista allo scoppio della seconda guerra mondiale e poi nuovamente, alla fine del conflitto, con l’accusa di collaborazionismo (per avere pubblicato su riviste allineate con gli occupanti); l’accusa strumentale ometteva però il soccorso da lui offerto ad ebrei, comunisti e disertori.
Giono lascerà Monosque soltanto per dei brevi soggiorni a Parigi e per dei brevi viaggi all’estero, tra cui quello che gli ha permesso di scrivere il suo Viaggio in Italia, nel 1953. Nello stesso anno ottiene il Premio Ranieri di Monaco, per l’insieme della sua opera. Nel 1954 entra a far parte dell’Accademia Goncourt e del Consiglio Letterario di Monaco, nel 1963.
La sua opera comprende una trentina di romanzi, tra i quali Le chant du monde, Que ma joie demeure, Un roi sans divertissement, L’ussaro sul tetto, Le moulin de Pologne, saggi, dialoghi, poesie e commedie teatrali. Jean Giono è l’autore che ha descritto la natura, in una lingua sana e naturale e in una scrittura spoglia. E’ morto a Monosque nel 1970.