Di Vittorio continuò a guidare la CGIL fino alla sua morte, avvenuta nel 1957 a Lecco, poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali. Colpito da un primo infarto nel 1948 e da un secondo nel 1956, il terzo lo stroncò all’età di 65 anni.
“il socialismo è libertà, il socialismo è bontà, umanità. Senza consenso popolare e senza contare sulla conquista ideale e politica e non sulla coercizione, si rischia di far crollare ogni sforzo collettivo di ricostruzione e rinnovamento”.
La fama ed il prestigio di Giuseppe Di Vittorio ebbero largo seguito tra la classe operaia ed il movimento sindacale di tutto il mondo tanto che, nel 1953, fu eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.
“I padroni, non considerano il lavoratore un uomo. Lo considerano una macchina, un automa. Ma il lavoratore non è un attrezzo qualsiasi, non si affitta, non si vende. Il lavoratore è un uomo, ha una sua personalità, un suo amor proprio, una sua idea, una sua opinione politica, una sua fede religiosa e vuole che questi suoi Diritti, vengano rispettati da tutti e in primo luogo, dal padrone. ” Giuseppe Di Vittorio