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Nel 1937 pubblica “Ghosts” (Storie di fantasmi), importante raccolta di racconti sui fantasmi, nella quale forte è il debito intellettuale contratto con il collega e amico Henry James. In questo stesso anno, pertanto, dopo aver lasciato incompiuto il suo ultimo romanzo, “I bucanieri”, nella cittadina francese di Saint-Brice-sous-Forêt, Edith Wharton muore, esattamente il giorno 11 agosto del 1937.
Nacque a New York il 24 gennaio del 1862. Autrice statunitense molto importante, prima donna a vincere il Premio Pulitzer grazie al suo romanzo “L’età dell’innocenza“, tradotto in tutto il mondo e ancora oggetto di studio nelle scuole non solo americane.
Edith venne al mondo durante la Guerra Civile, e il padre George temendo la svalutazione del dollaro e la perdita delle proprie fortune trasferì la famiglia in Europa dal 1866 al 1872. Furono in Francia, Germania, Italia e Spagna, fin da piccola Edith respirò cosmopolitismo che, da adulta, avrebbe trasformato in una propensione appassionata per i viaggi.
Tornarono a New York nel 1872, la futura romanziera si vide spaesata in quel luogo giudicato da lei sgraziato e troppo confusionario. La lettura era uno dei suoi passatempi preferiti fin da bambina, a cui si aggiunse ben presto anche la scrittura. I genitori tollerarono le sue tendenze artistiche, convinti che negli anni a seguire, Edith si sarebbe concentrata sull’obbiettivo primario “il matrimonio”.
A sedici anni pubblicò privatamente una raccolta di versi, e si dedicò a delle traduzioni di opere europee avendo appreso italiano, tedesco e francese nei suoi viaggi all’estero. Edith per volere dei genitori abbandonò la scrittura dal 1880 al 1890 per dedicarsi alle feste danzanti. Comunque Edith imparò molto poiché iniziò a conoscere quella che sarebbe diventata la principale tematica delle sue future opere, la buona società newyorchese, e ad innamorarsi perché, tralasciando le regole sociali, stiamo parlando pur sempre di una giovane donna. Henry Stevens fu il primo corteggiatore della scrittrice, anche se la famiglia no approvava il legame; il giovane fu con loro nel viaggio in Europa che i Jones furono costretti a fare a causa delle precarie condizioni di salute del padre di Edith. George Jones muore nel 1882 a Cannes e il resto della famiglia, la madre, Edith e i due fratelli tornarono subito negli Stati Uniti, seguiti da Henry. Il matrimonio dei due fu annunciato nell’agosto del 1882, ma un mese prima del grande evento, la cerimonia fu annullata senza spiegazioni.
Il primo amore secondo i biografi della Wharton fu quello di una vita intera, Walter Berry. I due si conobbero durante l’estate del 1883 a Newport, luogo di villeggiatura della buona società. Al termine della stagione, tutti si aspettavano la proposta di matrimonio, che non arrivò né allora né mai. I due continuarono a scriversi lettere anche negli anni seguenti, mantenendosi sempre in contatto soprattutto quando entrambi si trasferirono in Francia. Berry, era un dandy, non adatto alla vita matrimoniale per quanto fosse molto affezionato ad Edith. Archiviato Walter nella sezione amici e non più, e avendo raggiunto la età de ventitré anni, quando una ragazza era già considerata zitella, Edith vide arrivare nella sua vita Edward Wharton di Boston, un rampollo della stessa classe sociale della scrittrice. I due si sposarono nel 1885, e nonostante lui avesse tredici anni più di lei, condivideva la stessa passione per i viaggi e la dinamicità della moglie.
Cinque anni dopo il matrimonio l’autrice comincia e collaborare con il “Magazine Scribner”. A partire da questi anni però il marito di Edith comincia a rivelare i propri problemi mentali, la sua instabilità caratteriale, la quale lo porta tra le altre cose ad intraprendere svariate relazioni sessuali con giovani donne, spesso anche prostitute. Il rapporto tra i due coniugi ben presto si sfalda e dal 1906 la Wharton decide di trasferirsi definitivamente in Francia, abbandonando il marito.
Proprio tra il 1906 e il 1909, stando anche alle molte lettere poi accluse ad una celebre raccolta pubblicata postuma, Edith Wharton frequenta il giornalista Morton Fullerton, secondo molti il vero ed unico amore della sua vita. Intanto la sua carriera letteraria già da qualche anno sembra sul punto di spiccare il volo.
Dal 1902 è in libreria il sui primo romanzo, “The Valley of Decision”, ambientato nell’Italia del XVIII secolo. A questo seguono una serie di pubblicazioni, tra racconti e articoli, spesso usciti sui migliori giornali europei e americani.
Nel 1911 pubblica “Ethan Frome“, secondo molti la sua opera meglio riuscita, breve ed avvincente e a metà strada tra un lungo racconto ed un romanzo breve. In questi anni però la Wharton accresce quella che è un’altra delle sue grandi passioni, ossia viaggiare. Raggiunge quale prima donna a farlo nella storia, il Monte Athos, luogo precluso alle persone di sesso femminile, per giunta raccontandolo in molti scritti. Si reca spesso in Italia e in altri luoghi europei, raggiungendo anche il Marocco, in visita in un harem, altra esperienza limite per una donna in quegli anni. Fa la spola tra Europa e America, attraversando l’Atlantico circa sessanta volte nel corso della sua vita.
Poco prima dello scoppio del conflitto mondiale apre dei circoli ed ostelli letterari nei quali accoglie gli autori non solo americani. Le sue due case francesi, quella di Parigi e l’altra, nel sud della Francia, diventano ricettacolo di autori e giornalisti, gente di cultura in genere, contribuendo a diffondere la fama della scrittrice statunitense. Intanto nel 1913 divorzia formalmente dal banchiere Wharton, mantenendo però il cognome ricevuto al momento delle nozze.
Quando nel 1914 la Germania dichiara definitivamente guerra alla Francia, Edith Wharton si impegna nel creare dei veri e propri laboratori per lavoratrici disoccupate e senza assistenza. Dopo essersi rifugiata in Inghilterra rientra in Francia una volta conclusa la famosa battaglia della Marna, nel settembre del 1914, dando vita agli “ostelli americani per rifugiati”, evoluzione dei circoli letterari cresciuti nella sua casa di Parigi. Qui conosce autori del calibro di Henry James, di cui diventa molto amica, ricevendo grandi dimostrazioni di stima anche e soprattutto per la sua opera letteraria. Per questa iniziativa pertanto, nel 1916, la Wharton riceve la Legion d’Onore del governo francese.
Durante il conflitto mondiale inoltre, la scrittrice newyorchese scrive per i giornali americani, fornendo rapporti in merito alla guerra e alle contingenze politiche vigenti. Ma non solo. Si adopera per iniziative di carattere umanitario, come quando aiuta un orfanotrofio belga a mettere in salvo oltre seicento bambini rifugiati, in pericolo a causa della ventilata avanzata tedesca. Raccoglie anche fondi. E continua a scrivere novelle e racconti, come “La Marna” (1918), gettando le basi per quello che di lì a poco è il suo capolavoro, il quale arriva al termine della guerra.
Nel 1920 infatti pubblica “L’età dell’innocenza“, opera ambientata nell’alta società di New York del primo Novecento, nella quale è evidente tutto il suo sarcasmo e la sua critica di questo tipo di società, presa di mira proprio da un’autrice che, per anni, ha dovuto frequentarne i personaggi più in vista. L’anno dopo, nel 1921, il romanzo vince il Pulitzer. Edith Wharton è la prima donna a ricevere l’ambito premio. Sull’onda dell’entusiasmo, scrive anche la cosiddetta “Tetralogia di New York“, datata 1924, la quale contiene le opere “False“, “La zitella“, “La scintilla” e “Il giorno di capodanno“.
Tra gli anni ’20 e ’30 scrive altri romanzi, ma nessuno raggiunge la fama del precedente “L’età dell’innocenza”. Si segnalano “Un figlio al fronte”, del 1923, “Qui e oltre”, del 1926, “I bambini” del 1928 e “Arrivano gli dei” del 1931.