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Elfriede Jelinek nasce a Mürzzuschlag, in Austria, il 20 ottobre 1946 è una scrittrice, drammaturga e traduttrice austriaca. Diplomata in organo al conservatorio di Vienna nel 1971, dopo aver interrotto gli studi in Scienze del teatro e dell’arte, ha debuttato giovanissima nel 1967 con una raccolta di poesie, a cui hanno fatto seguito negli anni numerosi drammi, prose e interventi saggistici. All’impegno civile si unisce da sempre una spiccata sperimentazione linguistica, che l’ha portata ad essere vicina ai gruppi dell’avanguardia letteraria austriaca.
Nell’unico romanzo considerato autobiografico La pianista (Die Klavierspielerin, 1983), Elfriede descrive sotto molteplici angolazioni l’intimità di una donna sessualmente frustrata, vittima della propria posizione culturale dominante e di una madre possessiva e soffocante, che assomiglia molto alla sua. A causa della morte della madre, nel 2000, Elfriede non si reca sul set del film La pianista, tratto dal suo libro: come l’eroina del romanzo, l’autrice non abbandona mai Olga, vissuta fino all’età di 97 anni, malgrado il matrimonio e malgrado soprattutto vi fosse un rapporto difficile fra le due donne. Fin da bambina Elfriede ha infatti raccontato di aver sofferto quella che considerava un’educazione troppo restrittiva scelta per lei dalla madre. All’epoca in cui si diploma come organista, Jelinek cerca di soddisfare le ambizioni della madre e contemporaneamente di affrontare la malattia mentale del padre.
Dal romanzo dell’autrice premio Nobel Elfriede Jelinek, il regista Haneke trarre il suo film “La pianista” che ottenne svariati premi a Cannes, Isabelle Huppert interpreta un’insegnante di piano brillante ma sessualmente repressa, la cui vita viene sconvolta dalle avance di uno studente.
Elfriede Jelinek nel 1974 si iscrive al Partito Comunista d’Austria (KPÖ) e resterà legata fino al 1991. L’autrice accusa il proprio Paese di restare immerso in un retroterra ideologico, politico e culturale deleterio, impregnato di razzismo, xenofobia, antisemitismo. Dopo di aver lasciato il partito KPÖ si unisce al gruppo di intellettuali che pubblica la rivista scientifica di stampo marxista Das Argument (L’argomento), curata da Wolfgang Fritz Haug e da altri autori. Nel 1999 si oppone ai bombardamenti della Serbia, effettuati dall’OTAN.
Jelinek è una sostenitrice influente della campagna “Stop the Bomb” a favore della democrazia in Iran e contro le armi atomiche.
La posizione politica di Jelinek, in particolare il suo femminismo e la connessione con il partito comunista, sono imprescindibili da qualsiasi valutazione della sua opera, nonché parte del motivo delle polemiche contro l’autrice e le sue pubblicazioni. Friederike Eigler afferma che Jelinek ha tre maggiori ed interrelati scopi nella sua scrittura: la società capitalista e consumistica, con la sua mercificazione di tutti gli esseri umani e delle relazioni, le vestigia del passato fascista dell’Austria nella vita pubblica e privata, lo sfruttamento sistematico e l’oppressione delle donne nella società patriarcale capitalista.
“per il flusso musicale di voci e contro-voci nei romanzi e nei lavori teatrali che con straordinario zelo linguistico rivelano l’assurdità degli stereotipi sociali e del loro potere soggiogante”
Tra le sue opere principali si ricordano i romanzi La pianista (1983), La voglia (1989), I figli dei morti (1995) e i drammi Cosa accadde dopo che Nora ebbe lasciato suo marito, ovvero le colonne della società (1977) e Sport. Una pièce (1997). Una selezione delle sue opere è in corso di pubblicazione per La nave di Teseo, presso cui sono usciti nel 2017 il monologo Jackie e i romanzi Gli esclusi (2019), Le amanti (2020), La voglia (2022).