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Dario Fo si spegne il 13 ottobre 2016 all’età di 90 anni. E’ stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista e comico italiano. Dario Fo può essere considerato, insieme a Eduardo De Filippo, tra i più grandi attori italiani di fine Novecento. Lui stesso si è autodefinito un moderno giullare, che combatte il potere con le armi dell’arte, della comicità e del riso.
Dario Fo nasce a Sangiano, in provincia di Varese, il 24 marzo 1926 da una famiglia antifascista. Suo padre è un ferroviere, sua madre una contadina e abitano in piccolo paesino lombardo, Leggiuno-Sangiano, in provincia di Varese.
A Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, poi si dedica al teatro. Ha lavorato per il cinema, per la televisione; ha dipinto e scritto di arte; ha all’attivo parecchi romanzi e saggi oltre ai testi teatrali.
Nel 1959 fonda una compagnia teatrale con la moglie Franca Rame. Alla stagione teatrale 1969-1970 appartiene Mistero buffo, la sua opera più famosa.
Il teatro di Fo è rappresentato, da lungo tempo, in tutto il mondo. È forse il più rappresentato dei drammaturghi contemporanei e la sua influenza è stata enorme. Se c’è qualcuno che merita l’epiteto di giullare, nel vero senso della parola, questo è lui. Il misto di risa e serietà è il suo strumento per risvegliare le coscienze sugli abusi e le ingiustizie della vita sociale, ma anche come queste problematiche possano essere viste in una più ampia prospettiva storica. Fo è stato un autore satirico molto serio e straordinariamente versatile nelle sue produzioni. Per la sua indipendenza e perspicacia ha corso grandi rischi e ne ha subito le conseguenze ma, al tempo stesso, ha raccolto una viva conferma in vasti strati del pubblico.
Un altro dei momenti più alti della vasta produzione di Fo è “Morte accidentale di un anarchico” del 1970. L’antefatto sono gli attentati dinamitardi dell’estrema destra del 1969, di cui le autorità e la stampa accusavano gli anarchici. Durante gli interrogatori a Milano un innocente “precipitò” da una finestra del quinto piano. La pièce parla di questi interrogatori, che man mano cominciano a svolgersi intorno ad un personaggio simile ad Amleto, il Matto, che possiede quella sorta di follia che svela la pubblica menzogna.
Altre opere particolarmente degne di nota sono “Non si paga! Non si paga!” del 1974 e “Clacson, trombette e pernacchi” del 1981. Quest’ultima è una commedia d’intreccio in cui sono presi di mira coloro che prendono parte al gioco ambiguo nelle alte sfere. Insieme a Franca Rame, Fo ha trattato, in molte delle sue opere, anche la questione della donna.
L’opera di Fo, “Il diavolo con le zinne”, ha avuto la sua attesa prima a Messina nell’agosto del 1997. È una commedia satirica di ambiente rinascimentale, i cui personaggi principali sono un giudice zelante e una donna posseduta dal diavolo. Come sempre, la commedia di Fo lancia i suoi strali contro fenomeni della società di oggi.
Dopo la morte della moglie Franca Rame (maggio 2013), anche se anziano, continua con passione la sua attività artistica, dedicandosi anche alla pittura.