A 18 anni, annoiata, infelice e smaniosa di avventure, Margaretha rispose a un annuncio pubblicato sul giornale da uno di questi ufficiali, un certo capitano Rudolph MacLeod, che voleva conoscere e sposare “una ragazza dal carattere amabile”. Un matrimonio del genere sembrava la strada più rapida verso una vita migliore. Si fidanzarono sei giorni dopo il primo incontro, per poi sposarsi nel luglio del 1895.
Ma le cose si rivelarono diverse da come la ragazza si aspettava. MacLeod aveva pochi soldi, molti debiti e un buon numero di storie extraconiugali. Nel 1897, in viaggio verso le Indie orientali olandesi con il figlio Norman-John e il marito, Margaretha scoprì che quest’ultimo le aveva trasmesso la sifilide. Nel 1898 la coppia ebbe una bambina, Louise Jeanne. Entrambi i bambini si ammalarono, probabilmente di sifilide congenita. Abituato a trattare uomini adulti, il medico di base che li aveva presi in cura somministrava ai piccoli delle dosi di farmaci eccessive, che questi rigettavano contorcendosi dal dolore. Alla fine il maschio, di appena due anni, morì. Nel 1902 rientrarono nei Paesi Bassi. Quello stesso anno arrivò la separazione, quindi il divorzio. Louise Jeanne, inizialmente affidata alla madre, alla fine fu cresciuta dal padre.
Dopo il divorzio la giovane olandese visse una profonda e decisiva trasformazione: segnata dai viaggi e dalle sofferenze, seppe reinventarsi in modo nuovo e sorprendente. Fu così che nel 1905 apparve sulla scena parigina una danzatrice esotica di nome Mata Hari – che in malese significa “alba” o “occhio del sole” – con un’esibizione presso un centro di arte orientale, il Museo Guimet. Gli invitati erano 600 rappresentanti dell’élite economica della capitale. Mata Hari, vestita con un abito trasparente, un reggiseno tempestato di pietre preziose e un affascinante copricapo, si esibì in danze assolutamente inedite.
Mata Hari era considerata la donna più affascinante e desiderabile di Parigi.
Con il passare del tempo la sua carriera artistica entrò in fase calante, ma lei continuava a essere richiesta come cortigiana e veniva ricercata negli ambienti altolocati.
Con la guerra, Mata Hari diviene, col numero di codice H21, una delle più abili spie dei servizi segreti tedeschi. La sua fine arriva quando, confidando troppo sulle sue protezioni altolocate, inizia a fare il doppio gioco servendo anche lo spionaggio francese. “Bruciata” dagli stessi servizi segreti tedeschi e arrestata dal controspionaggio francese, Mata Hari viene fucilata il 15 ottobre 1917. L’esibizione di Mata Hari fu perfetta, forse una delle migliori della sua vita. Rifiutò di essere legata al palo e restò in piedi a testa alta, con orgoglio. Il sergente maggiore al comando del plotone dichiarò: «Per Dio! Questa donna sa come morire».