Lo scrittore e intellettuale sloveno di Trieste che raccontò in prima persona le persecuzioni naziste, ci ha lasciato all’età di 108 anni. E’ considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più significative della tragedia della deportazione nazista, raccontate in Necropoli, ma anche delle discriminazioni contro la minoranza slovena a Trieste durante il regime fascista, testimone in prima persona delle tragedie del Novecento.
Lo scrittore, di madrelingua slovena, testimone delle discriminazioni verso la minoranza slovena nella Venezia Giulia, sopravvissuto ai lager nazisti, è morto nella sua casa di Trieste all’età di 108 anni. Nato a Trieste il 26 agosto 1913 da genitori sloveni, all’età di 7 anni assistette all’incendio del Narodni Dom, sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste: un’esperienza che lo segnò per tutta la vita, che affiora spesso nei suoi romanzi e racconti. Dopo aver frequentato il liceo classico presso il seminario di Capodistria, nel dopoguerra si laureò in Lettere all’Università e quindi, si dedicò all’insegnamento della letteratura italiana.
Ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue, tra cui Qui è proibito parlare, Il rogo nel porto, La villa sul lago, La città nel golfo.
Per la drammaticità dei suoi racconti è stato accostato a Primo Levi, Robert Antelme e Imre Kertész e più volte candidato al Nobel per la Letteratura.
Nel 1986 a Parigi, in occasione della mostra «Trouver Trieste» al Centre Pompidou, Pahor conosce il filosofo Evgen Bavcar che gli presenta il suo primo editore francese. Il capolavoro «Necropoli» cominciò così la sua ascesa nel mondo (oltre venti traduzioni), tanto da essere considerato un grande classico della letteratura del Novecento. Scritto in sloveno nel 1967, «Necropoli» appare in traduzione italiana di Ezio Martin nel 1997 e nella sua versione definita da Fazi nel 2008. Tra i suoi libri figurano: «Così ho vissuto. Biografia di un secolo» (con Tatjana Rojc, Bompiani, 2013), «Figlio di nessuno. Autobiografia senza frontiere» (Rizzoli, 2012), «Dentro il labirinto» (Fazi, 2011), «Qui è proibito parlare» (Fazi, 2009), «Una primavera difficile» (La nave di Teseo, 2016), «Tre volte no. Memorie di un uomo libero» (Rizzoli, 2009).
Pahor ha vinto numerosi riconoscimenti: il Premio Internazionale Viareggio-Versilia (2008); il Premio Preseren, maggiore onorificenza slovena nel campo culturale (1992); il Premio San Giusto d’Oro (2003); il Premio Napoli (2008) per «Necropoli»; il Premio Letterario Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco per l’autobiografia «Figlio di nessuno» (2012). Nel 2007 è stato insignito con la onorificenza francese della Legion d’onore e nel 2008 gli è stato conferito il Premio Resistenza per il libro «Necropoli» ed è stato eletto «Libro dell’Anno» da una giuria di oltre tremila ascoltatori del programma di Radio3 Rai, dedicato ai libri, Fahreneit.