L’intelligenza artificiale può ‘rubare l’anima’ delle persone trasformando il modo in cui percepiscono il mondo, pensano, hanno relazioni con gli altri.
Con il rischio di un appiattimento e di una sostituzione tecnica dell’IA sull’uomo. Per evitare tutto questo la strada è quella di guardare al passato, alla sapienza della filosofia e in particolare quella degli antichi. È quello che suggerisce il libro ‘Umano, Poco umano. Esercizi spirituali contro l’intelligenza artificiale’, di Mauro Crippa, direttore dei programmi di informazione e comunicazione Mediaset e Giuseppe Girgenti, docente di Storia della Filosofia Antica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, edito da Piemme edizioni, presentato a Milano.
“Questa tecnologia è diversa da tutte le altre perché trasforma forse anche i nostri modi sia di percepire il mondo, sia di pensare, sia di avere relazioni con le persone – ha spiegato Crippa a margine della presentazione alla libreria Rizzoli -. Quindi c’è un richiamo alla cultura classica, ai fondamenti del nostro sapere per ritrovare noi stessi e renderci un po’ più forti nei confronti di questa novità”.
L’intelligenza artificiale sta avendo già un impatto reale e concreto su diverse professioni, come il giornalismo. “I rischi per il giornalismo sono drammatici. Più che rischi sono già realtà negative che si stanno verificando – ha spiegato Crippa -, di moltissime posizioni professionali giornalistiche che vengono sacrificate e vengono sostituite con delle macchine, dei robot che danno le notizie. E questo succede non in posti lontani ma anche in Europa e questo ci fa preoccupare molto perché non riusciremo più a distinguere in prospettiva se chi ci dà una notizia è un essere umano o un dispositivo”.