Per Umberto Saba – grande poeta, buon libraio, uomo chiacchierato – comporre un catalogo era come scrivere un brano, un racconto: ogni scheda presenta quasi sempre diciture sul valore dell’opera, sulla sua diffusione o rarità, descritto con aggettivi e locuzioni definite e definitive. Dunque “non comune”, “assai raro”, “rara e ricercata”, “esauritissimo ma continuamente richiesto”. È il settembre 1923 quando esce il Catalogo numero 1, ha un logo molto noto, quello raffigurante San Giusto opera di Virgilio Giotti. Nel Catalogo si presentano 450 opere di vario genere: letteratura italiana, massoneria, caccia, perfino libri erotici.
Qualcuno lo definisce uno specchio di volti e di voci. Di esso si erano perse le tracce, nemmeno una copia si trovava in circolazione; ora l’ha trovato, dopo un paziente lavoro di ricerca e di “scavo”, il libraio antiquario Simone Volpato, titolare della libreria Drogheria 28 di Trieste.
“Questo catalogo è una sorta di Gran Graal: non si trovava alcuna copia; mai apparsa in vendita, nemmeno presente in biblioteca e nemmeno nell’attuale Libreria Saba” puntualizza oggi Volpato. Che prosegue: “Il catalogo è il crocevia di una libreria, è la sua architettura, è il volto del libraio, l’espressione della sua cultura”. Nel dicembre 1923, cioè quattro anni dopo aver acquistato la Libreria con l’amico Guido Fano e tre mesi dopo il primo, esce il catalogo n. 2, che è la continuazione del primo. Sono complementari l’uno all’altro: “Senza il catalogo 2 non ha senso nemmeno il numero 1, che, per rigore ha le dimensioni di millimetri 170×120 e pesa 34 grammi”, cita Volpato.
Saba, che nel 1921 aveva pubblicato il Canzoniere, l’opera della sua vita, che nessuno recensisce, al caro amico Piero Gobetti “confidava che la sua miglior prosa è quella delle schede dei libri messi in vendita. Tra i primissimi clienti che ebbero questo catalogo vi furono Bobi Bazlen e il grande critico romano Enrico Falqui”, sottolinea ancora il librario. Che parla oggi di una “grande attenzione” intorno ai due cataloghi: “Sono stati proposti alla Biblioteca Civica A. Hortis”.