(di Francesco De Filippo) “Ho sentito il bisogno, con la cecità, di intuire cosa sia l’eternità, che sento ormai vicinissima a me”. Era l’11 giugno 2018 e con questa frase Andrea Camilleri spiegava la ragione per cui aveva progettato, scritto e recitato un difficile monologo di 80 minuti davanti al pubblico di cinquemila persone, sugli spalti gremiti del Teatro Greco di Siracusa, che lo aveva ascoltato con attenzione e affetto. Monologo che è compendio di storia, letteratura, teatro: “Conversazione su Tiresia”, il cui video è stato proiettato ieri sera nell’affollato Teatro all’aperto Ettore Scola, alla Casa del Cinema di Roma, in occasione del centenario della nascita dello scrittore. A distanza di poco più di sette anni, quella frase, pronunciata qualche mese prima del 93/o compleanno di Camilleri, assume il suo intero significato di commiato. Superato l’esame, difficilissimo, cui aveva voluto sottoporsi di una rappresentazione teatrale complessa e faticosa (all’epoca lo scrittore era già cieco), con l’immedesimazione di se stesso con il mito greco del cieco Tiresia, Camilleri stava indirettamente dando un addio. Anzi, un arrivederci: “Mi piacerebbe ci rincontrassimo qui una sera tra cento anni”. Ma il piacere dello spettacolo all’epoca fu tale e tale l’apprezzamento del pubblico che quel saluto sfumò nella bellezza antica del Teatro Greco.
Aveva scelto lui quel luogo: uomo siciliano intriso di cultura ellenica, araba, normanna, quella sedimentata congerie di saperi che si mescola e contamina nella Trinacria, Camilleri aveva voluto “assaporare un pizzico di eternità”, appunto. E dove, se non tra quelle “pietre eterne” dove i greci facevano teatro. Dunque un commiato, un arrivederci, una festa per i suoi 100 anni, poche ore dopo che San Calò nella sua Porto Empedocle fosse portato in processione (senza ancora l’aureola) e si fermasse davanti all’abitazione dello scrittore. La serata di ieri è stata una tappa fondamentale nel corposo programma per il centenario promosso dal Fondo Andrea Camilleri con il Comitato Nazionale Camilleri 100.
Rivivere quella serata del 2018, “testamento spirituale e artistico, è un modo bellissimo di celebrare il centenario”, è stato il messaggio della famiglia (letto da Enrico Magrelli) che con la proverbiale sobrietà ha lasciato spazio sul palcoscenico ad alcune delle persone che resero possibile il Tiresia: il produttore Carlo Degli Esposti (Palomar), il regista Roberto Andò, il compositore Roberto Fabbriciani, che hanno raccontato come è nato ed è stato realizzato quello spettacolo (il regista televisivo fu Stefano Vicario). Poi, l’inedito backstage di pochi ma densi minuti. Il Tiresia camilleriano è noto: una summa di un paio di millenni di cultura. Lo scrittore entra in scena mentre partono le delicate note di “The cinema show” dei Genesis, la voce inconfondibile di Peter Gabriel consiglia: “Take a little trip back with father Tiresias (Fai un piccolo viaggio indietro nel tempo con padre Tiresia…) …”. Poi da lì, la storia del profeta di Tebe prima uomo poi donna poi di nuovo uomo, seguita da uno snocciolare ogni autore che lo ha citato – da Esiodo a Stazio, da Angelo Poliziano a Guillaume Apollinaire, da Ezra Pound a Woody Allen – con divertenti interpolazioni e commistioni tra la realtà e la fantasia, e la letteratura. “Chiamatemi Tiresia…” esordisce Camilleri: mancano le sue profezie.