Ha posizioni troppo vicine a quelle di Israele e “chi sostiene il Paese che priva i palestinesi della loro terra e della loro libertà non può presiedere Pnlegge, festa del libro e della libertà”. La voce è quella di oltre 100 firmatari che in una petizione chiedono la rimozione di Michelangelo Agrusti – “perchè non può garantire il pluralismo” – dalla presidenza della Fondazione Pordenonelegge.it, organizzatrice dell’omonimo festival.
Ed è sulla parola libertà, che contraddistingue da sempre il festival culturale, che si rafforza la protesta. Lo spiega anche il consigliere regionale di Open sinistra Friuli Venezia Giulia, Furio Honsell, ex sindaco di Udine e tra i firmatari, definendo la petizione una “riflessione”, non “epurazione”. Al centro della polemica la bandiera di Israele esposta, e poi di recente rimossa, all’esterno della sede di Confindustria Alto Adriatico, presieduta dallo stesso Agrusti. Ma la Fondazione non ci sta e parla di un “attacco ignobile e ingiustificato”. Ribadendo “unanime fiducia” al suo presidente il cda puntualizza che la Fondazione negli eventi promossi nel tempo “ha dimostrato di operare per favorire un dialogo aperto e costruttivo tra le varie componenti della società”: “il pluralismo delle visioni e posizioni è valore primario” di Pordenonelegge.it.
Fa quadrato anche il mondo politico. “Siamo di fronte a una sinistra inquietante che vuole censurare le persone. Un estremismo che alimenta intolleranza e antisemitismo”, le parole del governatore Massimiliano Fedriga, solidale con Agrusti: “Questi atti di boicottaggio della sinistra recano oltretutto un danno importante al territorio”. “Chi ora giudica Agrusti e vorrebbe estrometterlo dal festival dovrebbe invece prendere esempio da quanto proposto durante le manifestazioni legate a Pordenonelegge dove si respirano sentimenti di rispetto ed emancipazione”, osserva il sindaco di Pordenone, Alessandro Basso (Fdi). “Chiedono pluralismo, ma vogliono epurare chi non si piega alla loro narrazione”, rincara la dose l’ex primo cittadino di Pordenone ed europarlamentare di Fdi, Alessandro Ciriani.
Una petizione da rispedire al mittente anche secondo i curatori del festival: “Siamo certi di poter affermare che il presidente Agrusti è per noi garanzia di scelte libere e democratiche”, che “non vuol dire non discutibili, non conflittuali. Ma noi non vorremmo vivere dove non si discute e non c’è conflitto intellettuale, dove quindi non ci sono forze né idee, o dove semplicemente ti mettono in prigione o ti ammazzano”, sostengono Alberto Garlini, Valentina Gasparet, Gian Mario Villalta.
Una posizione, quella dei promotori della petizione, che preoccupa anche la comunità ebraica di Trieste, la quale “esprime la massima solidarietà” ad Agrusti “di fronte agli attacchi che sta subendo ormai da mesi a causa del suo sostegno allo Stato di Israele” e “sincero apprezzamento per questa sua incrollabile vicinanza in tempi così difficili. La nostra Comunità non può che essere estremamente preoccupata dell’aumento vertiginoso degli attacchi antisemiti registrati dall’inizio di questa guerra di reazione al pogrom del 7 ottobre. Anche rispetto a questo allarmante fenomeno, Agrusti ci ha sempre dimostrato il suo appoggio e di questo gli siamo molto grati”.