– BOLOGNA, 04 LUG – YURI ZINI, QUEL CHE RESTA DELLA BOMBA (Scripta Maneant, pp.128, 15 euro) “Quando sei piccino, ti sollevano in una giravolta tenendoti per le braccia poi… vola vola vola! In quell’atrio afoso, invece, nessuno mi stava tenendo le mani: lo spostamento d’aria causato dallo scoppio della bomba, stava scagliando piccole braccia e grandi sogni, contro un treno fermo al binario 1”, è il prologo, uno dei tanti ricordi, che Yuri Zini, sopravvissuto alla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 del suo libro, Quel che resta della bomba, appena uscito per l’editore bolognese Scripta Maneant.
Quel giorno Zini non aveva ancora compiuto 7 anni e per i successivi 39 non ha mai voluto parlare: “Mi sentivo in colpa perché ero rimasto solamente ferito”, spiega alla presentazione del volume affiancato dalla vicesindaca del Comune di Bologna, Emily Clancy, e dal presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage, Paolo Bolognesi. A convincerlo a realizzare questa sorta di “terapia attraverso la scrittura per quello che ha vissuto” è stata Cinzia Venturoli, amica e storica. “Grazie a lei ho potuto confrontarmi con tanti giovani nelle scuole. Ha fatto bene a me che avevo bisogno di parlare e a loro che devono crescere. Tutti devono sapere quello che è successo”.
Quelle storie oggi sono diventate un libro che “fa memoria – ha aggiunto Paolo Bolognesi – un aiuto ulteriore nel lungo percorso verso la giustizia”. Yuri Zini da bambino voleva fare il macchinista di treni, sogno infranto dalla bomba; ora fa il talent scout per una squadra di calcio, e sul braccio destro porta il tatuaggio di un orologio che segna le 10 e 25, l’ora della stage. Scrive ancora: “Quando tutto là fuori finisce, il corteo si scioglie, le persone si diradano per tornare alle proprie vite, entro nella sala d’aspetto e vado a fissare la lapide nel punto dove fu messa la valigia con l’esplosivo. Non dimentico che dietro quel muro c’ero anch’io e che è solo per tanta fortuna se sono salvo. Perché sulla lapide anche se cerco, non trovo il mio nome”.
I proventi del libro andranno a favore dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage. .