– ROMA, 22 MAG – È un libro frutto di quattro anni di
lavoro “Traditori”, che il giornalista antimafia Paolo Borrometi
a presentato a Roma nella cornice del Pio Sodalizio dei Piceni a
piazza San Salvatore in Lauro. “Traditori è soprattutto una
provocazione – ha spiegato l’autore – e se questo libro è stato
pubblicato è soprattutto merito di mio padre che già molto
malato, mi spronò a completarlo”. Il giornalista ha aggiunto di
credere fermamente che la mafia non sia un problema che riguarda
solo la magistratura o le forze dell’ordine ma che la sua forza
dipenda in gran parte dalla disattenzione delle persone, “dalla
necessità di ‘farsi i fatti propri'”.
“Ho trovato il libro coerente, non è un volume a tesi ma ha
una chiave unificatrice difficilmente contestabile – ha
commentato Valter Veltroni, che ha preso la parola durante la
presentazione del volume, moderata dalla giornalista Gaia
Tortora – Veltroni ha fatto un excursus ricordando avvenimenti
come gli attentati del ’93 alle chiese di Roma, fino alle
vicende Calvi e Pecorelli, “Scorie figlie delle Guerra fredda”,
ha detto, ricordando anche i casi ancora aperti della morte di
Pier Paolo Pasolini e la scomparsa di Emanuela Orlandi.
“L’Italia ha rischiato di perdere la democrazia con il rapimento
Moro – ha poi sottolineato – e noi i conti fino in fondo con
quelle pagine di storia non li abbiamo ancora fatti. Il libro è
utile – ha concluso – per ricordare che la libertà e la
democrazia vanno difese e rimotivate costantemente con l’aiuto
della coscienza civile”.
“Traditori”, edito da Solferino, racconta come la ricerca
della verità sia un precorso a ostacoli e in troppi casi, prima
di cercare i colpevoli, si è messa in dubbio la credibilità di
chi accusava come accadde, per esempio a Giovanni Falcone quando
si disse che la bomba dell’Addaura l’aveva piazzata lui stesso.
Borrometi accompagna in un viaggio nella storia d’Italia in cui
denuncia i criminali che mirano a creare confusione per
raggiungere i propri interessi a discapito della verità. .