Il simbolo di Adelphi cos’è? Perché E/O ha scelto una cicogna? E perché Einaudi ha uno struzzo?
Nonostante la vecchia storia di non giudicare un libro dalla copertina, le case editrici sanno che l’aspetto di un libro è fondamentale per attirare e convincere un lettore a comprarlo. Allo stesso modo, sono importanti la grafica e il logo: colori sparati e titoloni si rivolgono subito a un certo tipo di lettori o indicano un argomento spesso diverso da quello di uno stile più sobrio e severo. I loghi delle case editrici aiutano inoltre a renderle immediatamente riconoscibili, come il delicato disegno dello struzzo di Einaudi o la F rossa di Feltrinelli.
Anche per i libri, insomma, i loghi sono importanti, come ha mostrato recentemente Penguin Books, una delle case editrici più grandi e prestigiose al mondo, che per gli 80 anni della sua fondazione ci ha dedicato un libro: The Journey of the Penguin dell’illustratore italiano Emiliano Ponzi, che racconta come ha fatto un pinguino dell’Antartide a diventare simbolo della casa editrice. Anche molte case editrici italiane hanno come logo un animale: oltre allo struzzo di Einaudi ci sono un uccellino disegnato dal pittore Carlo Mattioli per Guanda, la cicogna di E/O e il corvo di Corbaccio; quello di Adelphi invece è un pittogramma cinese, quello di Iperborea una runa e quello di Laterza riprende un disegno di Leonardo Da Vinci.
Su Babelezon trovate un elenco di tutte le case editrici italiane con al meno 1 libro a catalogo in questa pagina dedicata.
Il logo della casa editrice fondata nel 1932 da Ugo Guanda è una fenice. “Fenice” è anche il nome della collana di poesia che Guanda aprì nel 1939 e che, diretta da Attilio Bertolucci, pubblicò per la prima volta in Italia Federico García Lorca. Il simbolo della collana, un uccellino disegnato nel 1939 dal pittore Carlo Mattioli e ispirato a un mosaico della tomba di D.H. Lawrence a Vence, col tempo è diventato il logo di tutti i libri della casa editrice.
Rizzoli nacque nel 1929 come editore di riviste popolari, ma iniziò a pubblicare libri solo nel 1949 con la nascita della Biblioteca Universale Rizzoli, la BUR, che proponeva classici in edizione economica. Il primo libro pubblicato fu I promessi sposi. Non esisteva un logo: le copertine BUR erano tutte grigie e il carattere era il raffinato Bodoni. Nel 1952 la collana venne dichiarata di importanza mondiale dall’Unesco. La sua immagine grafica fu completamente ripensata nella prima metà degli anni Settanta dall’americano John Alcorn (che disegnò anche i titoli di Amarcord di Fellini): introdusse i colori, un richiamo forte al lettering e un logo BUR disegnato in stile neoliberty. Nel 1983 il logo venne rivisitato in chiave più razionale, fino alla versione attuale con la gamba della R allungata: richiamerebbe la doppia scala dell’atrio della storica sede Rizzoli in via Civitavecchia a Milano (ora via Rizzoli).
Il simbolo è lo struzzo, accompagnato dal motto Spiritus durissima coquit, che significa “lo spirito digerisce le cose più dure”. Era il logo della rivista fiorentina La Cultura, rilevata da un giovanissimo Giulio Einaudi e affidata alla direzione di Leone Ginzburg. Nel 1935 la rivista fu chiusa dal regime fascista ma il logo fu ereditato dalla casa editrice fondata da Einaudi due anni prima, e titolata a suo nome. La collana Einaudi Tascabili ha come logo uno struzzo che corre, senza il motto: si tratta di un disegno che Picasso regalò a Giulio Einaudi quando, nel 1951, gli fece visita nella sua residenza a Antibes, in Francia.
Il logo di Adelphi è l’antico pittogramma cinese “della luna nuova”, simbolo di morte e rinascita. Il motivo dipende dalla circostanze che portarono alla sua fondazione: nel 1961 Luciano Foà lasciò Einaudi, di cui era segretario editoriale, perché aveva rifiutato di pubblicare l’opera completa di Nietzsche. L’anno seguente Foà fondò a Milano una nuova casa editrice che pubblicò tutto il catalogo di Nietzsche. Insieme a Foà c’erano anche Giorgio Colli, Alberto Zevi e Roberto Olivetti.
Il simbolo è lo struzzo, accompagnato dal motto Spiritus durissima coquit, che significa “lo spirito digerisce le cose più dure”. Era il logo della rivista fiorentina La Cultura, rilevata da un giovanissimo Giulio Einaudi e affidata alla direzione di Leone Ginzburg. Nel 1935 la rivista fu chiusa dal regime fascista ma il logo fu ereditato dalla casa editrice fondata da Einaudi due anni prima, e titolata a suo nome. La collana Einaudi Tascabili ha come logo uno struzzo che corre, senza il motto: si tratta di un disegno che Picasso regalò a Giulio Einaudi quando, nel 1951, gli fece visita nella sua residenza a Antibes, in Francia.
Nacque a Roma nel 1993 inizialmente come rivista dedicata alla scrittura e diffusa via fax. Per questo il logo, disegnato da Patrizio Marini, ospita dentro la M un pennino.
Le Edizioni E/O, diventate recentemente famose in tutto il mondo grazie ai libri di Elena Ferrante, sono nate a Roma nel 1979. La sigla significa Est/Ovest, a indicare l’intento di portare in Italia autori dei paesi dell’Est, fino a quel momento sconosciuti. Per questo il simbolo della casa editrice è la cicogna, un uccello migratore.
Le Edizioni E/O, diventate recentemente famose in tutto il mondo grazie ai libri di Elena Ferrante, sono nate a Roma nel 1979. La sigla significa Est/Ovest, a indicare l’intento di portare in Italia autori dei paesi dell’Est, fino a quel momento sconosciuti. Per questo il simbolo della casa editrice è la cicogna, un uccello migratore.
Il logo è stato progettato dal designer olandese Bob Noorda, che dalla metà degli anni Cinquanta ha lavorato stabilmente a Milano. Nei decenni successivi Noorda ha realizzato, tra le altre cose, la segnaletica della metropolitana milanese, il marchio della regione Lombardia, il rifacimento del logo di Agip ed Eni.
Il logo è stato progettato dal designer olandese Bob Noorda, che dalla metà degli anni Cinquanta ha lavorato stabilmente a Milano. Nei decenni successivi Noorda ha realizzato, tra le altre cose, la segnaletica della metropolitana milanese, il marchio della regione Lombardia, il rifacimento del logo di Agip ed Eni.
Giovanni Laterza la fondò nel 1901 per continuare l’attività del padre, tipografo: l’acronimo GLF sta infatti per Giuseppe Laterza e figli. Secondo Il dizionarietto rompiscatole degli editori italiani di Angelo Formiggini, il motto Costanter et non trepide fu scelto da Giovanni Laterza perché temeva di non essere né costante né ardito. È inscritto in un marchio che ricorda un rosone romanico o un disco per filtrare l’olio di oliva, ma è in realtà un labirinto disegnato da Leonardo da Vinci.
Secondo il catalogo generale Bompiani, stampato nel 2009 in occasione degli 80 anni della casa editrice, il logo originario fu scelto dal fondatore, Valentino Bompiani: era una lettera B disegnata sulle pagine di un libro aperto. Il logo è stato rivisitato di recente: la B è rimasta ma le pagine del libro sono diventate i petali di un fiore di loto, simbolo di saggezza e conoscenza.
Mondadori fu fondata nel 1919 con una produzione editoriale da subito molto sfaccettata. I primi tentativi di creare una identità visiva risalgono agli anni Trenta con la collana dei Classici italiani, che si proponeva di pubblicare l’opera omnia degli autori più importanti. In copertina fu disegnata una rosa accompagnata dal motto dantesco In su la cima. Nel 2012 la rosa è tornata sui libri della collana principale, la SIS, Scrittori italiani e Stranieri. Le iniziali A.M. sono state spesso usate come logo dalla casa editrice, ma il marchio attuale è stato realizzato nel 1969 da Bob Noorda, lo stesso designer che ha creato il logo Feltrinelli.
Fondata da Enrico Dall’Oglio nel 1923, deve il suo nome all’opera omonima di Boccaccio: l’etimologia di corbaccio non è certa, ma secondo un’ipotesi significa corvo, e da qui il logo della casa editrice. Negli ultimi anni il disegno è cambiato: prima il corvo era più simile a un fumetto e teneva con il becco un libro, oggi è stilizzato e ritratto in volo.