– MILANO, 21 APR – “La musica in sé è la ricompensa”
dice Noel Gallagher, il cantautore britannico che ha lanciato il
brit pop, che il 2 giugno pubblica il nuovo album con gli High
Flying birds, ‘Council Skies’. “Creare una canzone dal nulla che
poi le persone accetteranno nelle loro vite – dice l’ex autore,
chitarrista e a volte cantante degli Oasis – è il privilegio più
grande. E farlo ancora dopo 30 anni è incredibile ed è una cosa
che non ho mai dato per scontato”. “Sarebbe molto facile per me
mettere su una band che suoni come gli Oasis e fa quella cosa,
suonando ogni notte 4 canzoni nuove e 25 pezzi degli Oasis e
sono sicuro – racconta in un incontro a Milano – che sarebbe un
grande successo. Ma non è la mia idea. Specialmente in questo
periodo di guerre e merde del genere, se sei un artista e puoi
creare dovresti condividere cose buone con il mondo, anche se
queste sono simboliche, dovresti farlo perché faresti felice
qualcuno da qualche parte”. Con il quarto lavoro in studio del
suo progetto solista, lanciato nel 2011, Gallagher ha fatto
ritorno alla sua Manchester, che appare sulla cover del cd,
firmata dal concittadino Kevin Cummins, che scattò le prime
immagini degli Oasis. “Sto tornando – sottolinea l’artista –
alle mie origini. Sognare ad occhi aperti, alzare gli occhi al
cielo e chiedermi cosa potrebbe essere la vita. Questo vale per
me oggi come nei primi anni ’90. Quando stavo crescendo in
condizioni di povertà e disoccupazione, la musica mi ha
salvato”. Se non ci fosse stata la musica, magari Noel non
avrebbe mai lasciato la sua Manchester, ma “se gli Oasis non
fossero arrivati, qualcun altro – è il ragionamento del
songwriter – sarebbe arrivato, perché c’è un bisogno da parte di
una generazione di avere una band tutta sua e noi avevamo deciso
di essere quella band. Se i Verve fossero esplosi tre anni prima
i ruoli potevano anche essere inversi”. Ma non è stata solo
questione di essere al posto giusto nel momento giusto: “Abbiamo
iniziato nel ’94 e chi ha iniziato con noi riempie ancora le
arene. Le nuove generazioni guardano ancora ai vecchi, i nostri
eroi invece erano della nostra era. È imbarazzante, dovrei
essere – scherza – a gestire una fattoria”. E invece Noel
continua a fare nuova e buonissima musica, dai singoli ‘Easy
Now’, infuso di psichedelia tra cori ed accordi di organo, a
‘Pretty Boy’ con la sua ipnotica linea di basso, impreziosita
dal contributo di Johnny Marr degli Smiths, fino a “Dead to The
World’, che “ha la stessa vibe di un film noir”. E un mood
malinconico che pervade un po’ tutto l’album, sia perché “tutte
le canzoni sono state scritte durante in lockdown” sia perché
“ho attraversato alcune cose nella mia vita personale (il
divorzio dalla moglie, annunciato a inizio anno, ndr) e tutto
viene fuori alla fine nelle canzoni. Non amo particolarmente la
musica troppo scura, penso che anche nella canzone più
malinconica del disco ci sia sempre un po’ di speranza, penso
solo che queste canzoni fossero il modo migliore di tornare, i
testi nel loro insieme arrivano da un luogo di verità”.
All’album seguirà un tour che farà tappa l’8 novembre in Italia
per un’unica data al Mediolanum Forum di Milano. Nel 2024
saranno invece i 30 anni dell’album di culto ‘Definitely Maybe’:
“Ho trovato nel caveau della Sony molti nastri che pensavamo
persi dalle session di “Definitely Maybe” e sono fantastici. C’è
un sacco di roba, tutte outtakes”. A chi gli chiede se potrebbe
suonare questi pezzi con il fratello minore Liam, con cui
notoriamente le cose non sono finite al meglio, lui risponde con
ironia: “ci riformeremo, faremo un tour gigantesco e suoneremo
in sequenza tutto, faremo anche Morning Glory e anche i Beatles
si riuniranno e i Sex Pistols e John Lennon tornerà
dall’aldilà”. .