NELLO SCAVO, ‘IL SALVATORE DI BAMBINI. UNA STORIA UCRAINA’ (FELTRINELLI, PP. 144, 15,20 EURO) “In tutte le circostanze, il fanciullo deve essere fra i primi a ricevere protezione e soccorso”. La frase della Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo fa da esergo al nuovo libro di Nello Scavo, pluripremiato inviato di guerra di Avvenire, “Il salvatore di bambini. Una storia ucraina”, da oggi in libreria.
La vicenda narrata dal vero prende le mosse dal marzo 2022.
L’esercito russo conquista Kherson, la città ucraina a nord della Crimea. Nella loro avanzata, oltre a portare distruzione, i russi rapiscono e deportano un numero imprecisato di bambini.
Volodymyr Sahaidak, direttore della casa per minori, capisce che anche “i suoi bambini” sono in pericolo e che prima o poi avrebbero tentato di portarglieli via.
“Per mesi non avremmo saputo nulla di quel che accadeva a Kherson, e di come Volodymyr Sahaidak avrebbe affrontato i ladri di bambini – racconta l’autore -. La città era stata conquistata dalle forze di occupazione russe nei primi giorni di guerra. Ero a Kyiv, asserragliato nella residenza dell’ambasciatore italiano, mentre i battaglioni di Mosca tentavano di prendere d’assedio la capitale”. Scavo raccoglieva “voci difficili da verificare. Perché in guerra non c’è niente che sia semplice da accertare. A pochi chilometri da dove mi trovavo città come Bucha e Irpin erano già state conquistate e brutalizzate. Lo sapevamo dalla rete di fonti organizzata in tutta fretta e che spesso staccava il telefono anche per una settimana di fila”.
Una cosa però era certa: “Al confine orientale erano stati allestiti dei campi di filtrazione; venivano portati lì, volontariamente o con la forza, i civili che dal Donbass sarebbero stati trasferiti in territorio russo. Alcuni ci finivano perché l’unica fuga possibile dal fuoco incrociato era stata predisposta verso la Russia; altri perché credevano che Mosca, nonostante tutto, fosse la casa madre e che i russi volessero solo prendersi la terra, senza fare del male a un popolo fratello”.
Chi da anni studiava i discorsi e le mosse di Putin, però, “non si faceva illusioni”. “L’espansione sarebbe stata solo questione di tempo. (…) Alcuni attivisti sostenevano perfino che erano stati allestiti dei convogli ferroviari speciali per trasferire i civili ucraini a migliaia di chilometri di distanza. Soprattutto donne e bambini”, sottolinea ancora l’autore.
Nel prosieguo della narrazione, il protagonista Sahaidak, il “salvatore dei bambini”, con stratagemmi da film, falsificando documenti, facendo figurare i minorenni come già dati in affido o in adozione, oppure in cura per gravi malattie, riesce a far scappare i ragazzi e a farli evacuare verso zone sicure. Dei 67 bambini ospitati nel suo centro, 52 sono messi subito in salvo; gli altri, deportati in Russia, grazie alla sua tenacia sono stati rintracciati e poi fatti rientrare in Ucraina.
Quella che ricostruisce Scavo è una storia straordinaria di coraggio e speranza. Siamo davanti all’inchiesta che è costata a Vladimir Putin il mandato di cattura internazionale. Oltre che, da una delle città più martoriate dalla furia dello stesso Putin, alla vera storia dello “Schindler ucraino”. E ciò che vale la pena di ribadire, in perpetuo, è che “i bambini non sono un bottino di guerra”.