(dell’inviata Mauretta Capuano) Lunghe code per entrare, Piazza Castello piena al massimo della capienza. Il ricordo che il Festivaletteratura di Mantova ha dedicato stasera a Michela Murgia, a un mese dalla sua morte, avvenuta lo scorso 10 agosto, è stato l’evento più commovente e seguito di questa edizione. Il pubblico in piedi per una serie infinita di applausi ha aperto e chiuso l’incontro in cui lo scrittore Marcello Fois e Alessandro Giammei, professore universitario, curatore dell’opera di Michela Murgia e membro della famiglia, con un saluto di Carla Nicolini, componente storica del Comitato direttivo del Festival, hanno riacceso la forza della scrittrice e attivista. “Michela voleva essere qua. È stata una amica del festival fin dall’inizio. Veniva anche d’inverno, incontrava le scuole e le chiedevano consigli. ‘Non siate mai schiavi’ lei diceva ai ragazzi. Siamo noi che possiamo consegnare al futuro Michela Murgia” ha detto Nicolini. “Uno pensa sia facile. Dovevo parlare con lei di Tre ciotole. Ci siamo messi qui come se avessimo un futuro infinito. Ognuno di voi sta contribuendo stasera ad un’azione meravigliosa, benefica, a cui Michela teneva molto: Mediterranea” ha esordito Fois facendo riferimento al fatto che il ricavato dei biglietti della serata andrà alla onlus. “Questo è un rave per finanziare chi aiuta, salva e ha il coraggio di non lasciare sole le persone” gli ha fatto eco Giammei. In chiusura Fois ha sottolineato: “Vi ringrazio per il numero, conta. Perché siete tanti come se Michela ci fosse.
Vorrei ringraziare la famiglia, qui ci sono i suoi figli. Un paese è migliore se favorisce la felicità dei suoi cittadini.
Esiste la possibilità di avere una famiglia per scelta, non per obbligo, proviamo a conquistarla”.
All’incontro Enrico Selva Coddè, amministratore delegato Mondadori Libri, tante personalità dell’editoria e tanti ragazzi che alzavano cartelli con frasi dei suoi libri, riflessioni, saggi. Tra questi: “Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva” (da Stai Zitta) #leggiamoMichelaMurgia”. Tra ricordi dei giorni insieme, percorsi tra i suoi libri, una sedia vuota sul palco e lo sguardo al futuro Giammei ha raccontato: “La domanda che ricevo più spesso è: ‘chi può raccogliere questa fiaccola? La può raccogliere Murgia perché abbiamo molti libri che sono in libreria, edicole, biblioteche. Quando siamo in dubbio basta aprire un libro e il dubbio si risolve”. “Michela ma non ti sei stufata di rompere le scatole?” ha detto Fois. Il suo ultimo libro Tre ciotole (Mondadori), a cui ha lavorato fino all’ultimo, “è straordinariamente rompiscatole.
È un romanzo che mette i bastoni fra le ruote al mito Michela.
È messa alla berlina da se stessa” dice il curatore della sua opera. E non dobbiamo dimenticare “che la sua professione principale era quella di lettrice. A Mantova ha sempre presentato altri autori, non i suoi libri”. Michela era “una lettrice qualificata. Leggeva come si va a messa. Su La Frantumaglia di Elena Ferrante ci sono suoi post it con domande geniali” raccontano Giammei e Fois che si alternano nel raccontare la scrittrice. “Stai zitta non è un instant book, si leggerà per sempre”. “Nessuna storia di Michela è comoda. Quando scrisse Istruzioni per diventare fascisti ero preoccupato” racconta Fois. “Preferisco vedere fascismi dappertutto piuttosto che evitare di vedere il fascismo che c’è’ mi diceva”. Dicevano che “doveva essere un libro contro Salvini, ma che sottovalutazione incredibile. È un libro dei fascismi molto peggiori, dei fascismi a venire che tragicamente ci saranno” dice Giammei. “Anche perché Michela non avrebbe mai scritto il nome Salvini, però non aveva paura di rispondere a Salvini e a chiunque altro. Quando Salvini all’epoca parlava degli intellettuali radical chic, privilegiati, Michela pubblicò il suo curriculum vitae di cameriera e telefonista e così via.
Forse lui al contrario non ha lavorato per un giorno della sua vita” dice Fois.
“Un grosso vulnus del nostro pensiero progressista attuale penso sia stato adeguarsi agli insulti della controparte. Direi di ricominciare dal fatto di usarli come medaglie. Elly (Schlein, ndr) ti prego di’ qualcosa di sinistra al più presto, anche qualcosa di sinistro” dice Fois tra gli applausi. Gli intellettuali “spesso non risolvono il loro tempo ma il loro futuro” dice Giammei.