Una vita cadenzata in tre fasi diverse, coinvolgenti per la loro natura universale e non-materica, utili alla riflessione profonda su ciò che è, ciò che è stato, ciò che potrebbe essere. “Lo spettro di casa (dal 2023 al 1977 e ritorno)” di Maria Luisa Vezzali (ed. Puntoacapo) propone un viaggio che potrebbe essere personale e che in qualche modo coinvolge emotivamente e psicologicamente i lettori in una vita divisa tre fasi differenti che nel libro sono evidenziate non solo dai titoli (“Il buco nel tempo, ovvero lo spettro e la ragazza”, “La finestra sul cortile, ovvero la ragazza e la città”, “Nell’anno abbacinante, ovvero lo spettro ed io”), ma anche da una differenziazione stilistica dei testi.
Vezzali dunque racconta tre stagioni, ognuna segnata da un trauma storico particolare che in qualche modo “universalizza” il racconto di una vita: come ha scritto Vincenzo Bagnoli nella postfazione, “l’infanzia con la perdita dell’innocenza, radicata in quegli anni Sessanta in cui Pasolini collocava il primo vero salto antropologico della società italiana”; l’adolescenza negli anni di piombo e delle rivolte giovanili; la maturità vissuta nel trauma della pandemia con la forzata solitudine e la perdita degli affetti più cari e delle nostre certezza del domani.
L’infanzia inquieta di una tredicenne ha in Vezzali gli umori di un disagio esistenziale che si rifugia anche nella musica: “La camera da letto sfrigola/ ha fiori rosa alla carta da parati/ un poster di Jim Morrison giovane/ appeso all’anta dell’armadio…”.
Nella seconda parte ogni testo è un affacciarsi su un cortile comune di diverse “stanze” e di diverse sensazioni su una città, Bologna, in ebollizione: “ansia di cavalieri erranti d’incompiuto alle radici/ onde pullula dissenso nel progresso dell’anno”.
Infine la solitudine e la tragedia della pandemia con l’addio a persone care e il senso di impotenza e di isolamento che ha preso tutti e che Vezzali coglie con immagini forti in una lunga prosa senza punteggiatura, aggressiva eppure non priva di angoscia, specchio immediato di un sentire, appunto, universale.
Un libro necessario alla riflessione, al confronto con se stessi.