Il cimitero delle macchine

Una farsesca odissea metropolitana in un mondo dominato dal senso di crisi. Ulisse Orsini, un disadattato che ha appena perso il lavoro, vaga come il suo più illustre omonimo in una Milano allegorica e grottesca, uno scenario metropolitano che appare svuotato da un senso di crisi generale, in cui le esistenze sciamano vanamente affaccendate. Tutto è rovesciato: della tragedia si è persa la memoria e la realtà è oggi farsesca; l’odissea urbana di questo novello Ulisse è una tragicomica flânerie; la città è un interminato cantiere; del capitalismo non restano che le sue discariche. Anche il ribelle Lazzaro Lanza, nel quale Ulisse crede di trovare un messaggero e una guida, non è che un imbianchino mitomane. E le soluzioni, che Ulisse e Lazzaro sembrano cercare, non sono altro che scappatoie, fughe dall’insopportabile realtà, un febbricitante rifugiarsi nell’immaginazione che, invece di liberarli, li imprigiona. Dov’è Itaca? C’è una spiaggia a cui poter tornare?