(di Mauretta Capuano)
– ROMA, 30 APR – ANGELO ANGELASTRO E PIERPAOLO DE
GIORGI, LE ULTIME TARANTATE (CONGEDO EDITORE, PP. 90 , EURO 18)
Resta un mistero il rito della taranta, quella forma
catartica di danza sfrenata accompagnata dalle sonorità del
tamburello per guarire da quello strano malessere che
lamentavano le donne, nato da una presunta puntura di ragno. Un
fenomeno che dal punto di vista delle immagini non dispone di
molte testimonianze. A darcene una è Angelo Angelastro in 31
foto scattate di nascosto il 29 giugno del 1978 a Galatina, nel
Salento, tenute in tutti questi anni a sonnecchiare e pubblicate
ora nel libro Le ultime tarantate, accompagnato da testi suoi e
del filosofo ed etnomusicologo Pierpaolo De Giorgi, uscito per
Congedo Editore.
“Ho fatto una scelta sentimentale, Congedo è un editore
storico pugliese, proprio dell’epicentro del tarantismo,
Galatina. E’ un piccolo contributo alla storia della Puglia e
alla ricostruzione di questo fenomeno che è piuttosto
controversa. I punti di vista sono tantissimi. In linea di
massima c’è una corrente di pensiero che sottolinea l’aspetto
dello sfruttamento della figura femminile che aveva bisogno di
ricorrere a questo rito per sottrarsi a una condizione di
assoluta schiavitù. Dall’altra parte c’è chi dice, e un po’ il
libro propende in questa direzione, che le ascendenze storiche
del fenomeno rimandino alla cultura della Magna Grecia, dei riti
orgiastici dionisiaci e della Grande Madre” dice all’ANSA
Angelastro che è stato testimone di una delle ultime occasioni
in cui il rito si manifestava pubblicamente.
Giornalista e scrittore, Angelastro – che ha lavorato tanti
anni alla Rai dove ha ideato fra l’altro le rubriche settimanali
Tg1 Incontri e Tg1 Persone, ed è autore del diario per immagini
Mondi Miei commentato da Gianni Berengo Gardin e del romanzo Il
bel tempo di Tripoli – con la sua macchina fotografica ha
assistito al rito nell’inconsapevolezza delle tarantate,
nascosto dietro una grata.
“Dopo gli studi antropologici ed etnomusicologici, negli anni
Cinquanta, del grande antropologo Ernesto De Martino, l’autore
de La terra del rimorso, da poco tornato in libreria in una
nuova edizione, le famiglie delle tarantate si chiusero a
riccio. Si poteva sperare di strappare qualche testimonianza
fotografica solo come è capitato a me, senza essere visti. Le
foto che ho scattato hanno questo di eccezionale, colgono parti
del rito senza che le donne sappiano di essere ritratte da
qualcuno. Nella loro purezza e semplicità sono immagini vere.
Abbiamo fatto un lavoro di recupero in laboratorio per
correggere i danni del tempo” spiega Angelastro che si trovava
lì per un servizio televisivo che non andò a buon fine, ma aveva
portato con se la sua Reflex.
Si calcola che “l’ultima donna tarantata abbia fatto capolino
davanti alla Chiesa di San Paolo a Galatina, dove si trova la
cappella delle tarantate, nel 1991. Il libro si chiama Le ultime
tarantate perché il fenomeno, dopo secoli, è definitivamente
rientrato”.
Il passaggio di testimone è rappresentato dalla Notte della
Taranta a Melpignano? “Non c’è continuità tra una cosa e
l’altra. È vero, che ci vanno 200mila persone a Melpignano
d’estate, ma è anche vero che ballare la pizzica per ragioni di
intrattenimento non è la stessa cosa che ballare la pizzica per
guarire da un male oscuro. Il fenomeno non c’è più. Già De
Martino aveva detto ‘attenzione questi sono i relitti di un rito
complesso che storicamente sta declinando’ e in effetti aveva
ragione”. Mistero della civiltà contadina, “resta il fatto che
il tarantismo è una delle manifestazioni, sotto il profilo
antropologico, più interessanti di tutta l’area del
Mediterraneo” sottolinea Angelastro che lavora a un nuovo
romanzo “intorno alla figura di Caravaggio, ma con una vicenda
di oggi”. .