– FIRENZE, 06 GIU – GIGI PAOLI, LA VOCE NEL BUIO (GIUNTI, PP.336, 16.90 EURO) Nuovo romanzo per Gigi Paoli, scrittore e giornalista toscano: è La Voce del Buio, edito da Giunti, che unisce tratti del thriller, dell’horror, del paranormal romance e del noir.
Ambientato in una provincia di montagna, in Trentino, racconta di anziani che scompaiono, ogni due anni, da una casa di riposo.
A far luce sul caso viene chiamato il professor Piero Montecchi, docente universitario di neuroscienze forensi e membro del Cicap, l’ente che controlla le affermazioni sul paranormale. Tra foreste silenziose, presenze inquietanti e un antico fatto di sangue che ha sconvolto per sempre il piccolo paese di montagna teatro della sua azione, il professore dovrà sciogliere i nodi di una vicenda che sembra trascendere i limiti della razionalità.
Dopo il giornalista Carlo Alberto Marchi, protagonista dei primi cinque libri di Paoli, “creare un nuovo personaggio – spiega l’autore – non era facile. Quando mi è stato proposto da Giunti, però, mi è subito venuto in mente l’affascinante tema delle neuroscienze, materia molto attuale e complessa che studia, anche, le capacità del cervello, strumento che usiamo strutturalmente poco e conosciamo ancora meno. A questo ho accoppiato l’argomento del paranormale, delle pseudoscienze, che sono alla base del lavoro del Cicap, il Comitato italiano per la confutazione delle affermazioni sul paranormale e sulle pseudoscienze, che appunto è seguito e curato anche da neuroscienziati. Ho studiato molto ed è nato così il professor Piero Montecchi”.
Il libro rappresenta un po’ una svolta anche per il suo toscanissimo autore che, dell’ambientazione fiorentina dei suoi precedenti romanzi, aveva fatto cifra di riconoscibilità: “Con Montecchi esco dalla mia ‘confort zone’, ma mi muovo comunque in altre zone che conosco, fra il nord Italia e la Francia del sud, perché i lettori si accorgono se scrivi di qualcosa che conosci davvero, che hai visto. Credo proprio, peraltro, che nel mio nuovo libro si capirà che ho adorato una serie tv rivoluzionaria come fu X-Files negli anni Novanta”: “Montecchi – conclude – è più Dana Scully, incredula e logica, che Fox Mulder, certo che la verità sia là fuori. Ma chissà che non cambi idea”. .