L'”Enola Gay”, bombardiere americano, sgancia la prima bomba atomica sulla città giapponese di Hiroshima. La mattina del 6 agosto del ’45 sorvolò a 9.400 metri di quota la città giapponese di Hiroshima. Improvvisamente il ventre dell’aereo si spalanca e lascia cadere un cilindro corazzato di acciaio brunito lungo 3 metri e 20 centimetri, con un diametro di 74 centimetri e pesante 4.200 chilogrammi. Appena dopo lo sgancio, l’equipaggio del B-29 compie una brusca virata in picchiata per aumentare la velocità di fuga, che avrebbe consentito di mettere tra l’aereo e il fungo atomico una distanza di sicurezza di 18 chilometri e mezzo. L’aereo torna quindi alla sua base di Tinian, un’isola nelle Marianne. Più tardi, dalla base di Guam, venne inviato un messaggio al presidente Truman sul grande successo ottenuto.Â
Il numero totale delle vittime è oggi di 221.823 persone (140 mila il giorno dell’esplosione), mentre si stima che ancora quasi duemila persone siano sofferenti per le radiazioni del “maledetto fungo“, come i superstiti chiamano ancora oggi la bomba.
Tre giorni dopo il 9 agosto, una seconda atomica venne lanciata su Nagasaki lasciando sessantamila morti.
Le due città sono rase al suolo, ma ancora più devastanti sono le conseguenze delle radiazioni nucleari nel lungo periodo. Il 15 agosto 1945, dopo le due esplosioni nucleari e la dichiarazione di guerra dell’Unione Sovietica al Giappone, l’imperatore Hirohito presenta agli alleati la resa senza condizioni. Con la firma dell’armistizio, il 2 settembre del 1945, si conclude il secondo conflitto mondiale.