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Emmanuel Carrère nasce il 9 dicembre 1957 a Parigi, nel 16esimo Arrondissement, da una famiglia borghese. La madre, Hélène Carrère d’Encausse, è una storica molto acclamata, esperta di Russia e Stalinismo, e dal 1990 occupa un seggio nella prestigiosa Académie française. Il nonno materno era un nobile russo di origine georgiana che, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha collaborato con l’esercito tedesco come traduttore. Scomparso nel 1944 a Bordeaux, la famiglia non ha più avuto sue notizie.
La Russia è un luogo spesso presente nelle opere di Carrère. Il suo più grande successo è Limonov, una biografia romanzata di Eduard Limonov, punk, politico, scrittore e dissidente russo che ha vissuto in Europa e Usa, per poi tornare in patria e diventare un oppositore di Putin, oltre che un fervente rappresentante del partito nazionalista.
Anche La vita come un romanzo russo, inizia come un viaggio nella patria del nonno, alla ricerca di un passato nascosto da tutta la famiglia materna. Poi, però, la quotidianità “anormale” di Carrère irrompe nell’opera sotto forma di un racconto erotico pubblicato su Le Monde e dedicato alla fidanzata. Che però non apprezza il gesto.
Il rapporto con le fidanzate e la famiglia emerge spesso nei romanzi, come in Vite che non sono la mia, dove racconta la malattia e la morte della cognata malata di cancro. Ma ovviamente, anche in questo caso, la quotidianità tragica dell’autore si intreccia a un altro evento, lo tsunami del Natale 2004 in Sri Lanka, paese in cui lo scrittore era in vacanza proprio con la compagna.
Asia e Pacifico hanno anche loro un posto speciale nei ricordi dell’autore, che ha prestato servizio militare per due anni proprio in Indonesia. Poi, negli anni settanta, in seguito a una lunga vacanza a Bali, aveva progettato un commercio di costumi da bagno dall’Asia alla Francia, che si era rivelato fallimentare.
La psicoanalisi, a cui l’autore si sottopone da oltre dieci anni, potrebbe essere uno strumento grazie a cui Carrère riesce con tanta fluidità a scavare nel passato e a intrecciare la propria vita con quelle degli altri.
I personaggi “al limite” però sono il leitmotiv dei romanzi più famosi dell’autore, a partire da Jean-Claude Romand, serial killer francese che per quasi vent’anni ha finto di essere un medico, mentendo alla famiglia. Accumulati oltre due milioni di franchi di debiti e temendo di essere scoperto, ha ucciso i genitori e anche la moglie e i figli. Carrère, dopo una fitta corrispondenza con Romand, rinchiuso in carcere, nel 2000 ha scritto L’avversario, da cui è stato anche tratto un film.
Non è una novità che un libro di Carrère finisca sul grande schermo: era già successo a I Baffi, racconto pubblicato nel 1986, ispirato da un ricordo della madre e che racconta di un uomo che, tagliatosi i baffi, deve fare fronte a cambiamenti inaspettati. Lo stesso Carrère si è occupato della regia del film nel 2005, da noi intitolato L’amore sospetto.
Altre pubblicazioni sono: Il regno (2015), A Calais (2016), Io sono vivo, voi siete morti (2016), e Yoga (2021).
Scrittore, giornalista e anche regista (per un breve periodo), Emmanuel Carrère è, secondo l’autorevole Paris Review ma non solo, uno dei più importanti autori francesi contemporanei.