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La scrittrice e giornalista statunitense Shirley Jackson muore per infarto nel 1965 all’età di 48 anni, forse a causa della terapia a base di psicoformaci che stava seguendo. E’ nota soprattutto per La lotteria e L’incubo di Hill House del 1959 considerato uno dei più celebri racconti di fantasmi del ventesimo secolo. Shirley Jackson è oggi riconosciuta come una delle autrici più incisive del gotico americano. Alcuni famosi scrittori come Stephen King, Nigel Kneale e Richard Matheson dicono di essersi ispirati a lei.
Shirley Jasckon nasce il 14 dicembre 1916 a San Francisco (Stati Uniti). E’ cresciuta nelle vicinanze di Burlingame. Ha frequentato l’Università di Rochester e poi l’Università di Syracuse, dove è diventata editrice di narrativa della rivista umoristica del campus. Dopo la laurea nel 1940, Shirley si trasferì a New York City. Ha iniziato a scrivere in modo professionale, le sue opere sono apparse in pubblicazioni come Il newyorkese, Libro rosso, The Saturday Evening Post e Le signore’ Home Journal. Il suo primo romanzo, La strada attraverso il muro, fu pubblicato nel 1948.
Shirley Jackson ha dedicato a case infestate da fantasmi o da atti oscuri alcune delle sue storie più famose L’incubo di Hill House e Abbiamo sempre vissuto nel castello. La sua discendenza da architetti è un’importanza che ammette lei stessa ne I fantasmi di Loiret, un saggio breve contenuto nella raccolta Paranoia:
“Io amo le case. Amo la loro solida presenza, e in particolare amo le case vecchie, grandi, e stravaganti. Mio nonno era un architetto, come suo padre e il padre di suo padre”.
Shirley Jackson
Se il collegamento tra l’architettura e l’ossessione per le case manifestata da Jackson nelle sue storie pare troppo ovvio, è pure vero che le cose avrebbero potuto finire in maniera molto diversa: un conto è costruire una casa (un racconto), un altro è far venire voglia alle persone di abitarci per sempre. E questa permanenza, questo restare sul posto, è un tema fondamentale nelle storie di Shirley Jackson, dove l’ossessione e la memoria di sé viene costantemente erosa dall’arrivo di ciò che è nuovo e strano all’interno di un contesto familiare.
Facendo spesso affidamento su temi soprannaturali, era nota per aver affrontato argomenti provocatori e agghiaccianti che erano culturalmente incisivi e sostenevano metafore di come le persone affrontassero le differenze. Era sposata con il critico Stanley Edgar Hyman e la coppia ebbe quattro figli.
A metà degli anni Novanta, al figlio Laurence fu recapitata anonimamente una scatola che conteneva dei racconti inediti della madre, articoli lasciati a metà, bozze, riflessioni. Dopo anni di ricerca e selezione, i testi sono stati raccolti in Paranoia (Adelphi, 2018, traduzione di Silvia Pareschi), un volume che è un dietro le quinte dei romanzi di Jackson, un diario della sua vita da casalinga sui generis e un libretto di istruzioni per decifrare l’origine di quell’inquietudine che aveva colto i lettori alla pubblicazione de La Lotteria. “Mi racconto storie tutto il giorno” ripete più volte nei testi della raccolta. “Mentre rifaccio i letti e lavo i piatti e vado in paese a cercare le scarpette da ballo, mi racconto delle storie. Storie su qualunque cosa. Semplici storie”.
Scopriamo così che nella sua vita quotidiana gli utensili della cucina hanno una personalità, problemi di gelosia e incomprensioni, le forchette sono invidiose, gli strofinacci sensibili e la cristalleria vanitosa: “sono riuscita a intessere una favola di infinita complessità intorno agli oggetti inanimati di casa mia”. Gli oggetti hanno una dimensione reale e una immaginaria, i mestieri domestici sono una serie di rituali non così diversi da quelli magici. A volte la gerarchia tra sogno e realtà entra in un cortocircuito, si annulla completamente e le due dimensioni si fondono sullo stesso piano: “Sono stanca di scrivere graziose storielle autobiografiche in cui mi fingo una linda casalinga con un grembiule a fiori, che rimescola appetitose cibarie sulla stufa a legna” scrive in “La vera me”, una sorta di manifesto femminista-stregonesco:
Vivo in una vecchia casa umida con un fantasma che cammina rumorosamente in quella stanza in soffitta dove noi non siamo mai entrati (credo che sia murata), e la prima cosa che ho fatto quando ci siamo trasferiti qui è stato disegnare simboli magici a carboncino sulle soglie e sui davanzali delle finestre per tenere fuori i demoni, e in generale ha funzionato.
“La vera me” Shirley Jackson
Il Premio Shirley Jackson (Shirley Jackson Award) è un riconoscimento conferito annualmente alle migliori opere di letteratura dell’orrore, suspense psicologica e dark fantasy.
Istituito nel 2007 per onorare la memoria della scrittrice Shirley Jackson, si articola in 6 categorie: romanzo, romanzo breve, racconto lungo, racconto breve, raccolta di racconti e antologia.
Selezionati da una giuria di scrittori, editori, critici e accademici, i premi vengono assegnati all’interno della conferenza di fantascienza “Readercon” che si svolge nel Massachusetts.