La ricerca letteraria del giorno su #babelezon
Il 7 settembre 1962 nasce a Chicago la scrittrice statunitense Jennifer Egan è riconosciuta come una delle voci più originali e più vivaci della sua generazione: giornalista e scrittrice, è stata inserita dal Time nella classifica delle 100 persone più influenti del mondo attuale.
Nel corso della sua carriera ha pubblicato quattro romanzi e una raccolta di racconti ed è una delle firme più amate del New York Times Magazine. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue e sono apparse in tutto il mondo.Il tempo è un bastardo le è valso non soltanto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011, ma anche il National Book Critics Circle Award.
Cresciuta nella California della rivoluzione informatica e maturata come scrittrice nella New York di Paul Auster, condivide con la generazione dei burned children of America (da David Foster Wallace a Jonathan Lethem, da Jonathan Franzen a William T. Vollman) lo stesso bisogno di superare l’impasse in cui il romanzo americano postmoderno è entrato dopo le grandi narrazioni di fine millennio come Pastorale americana di Philip Roth o Underworld di Don DeLillo. Attraverso una scrittura che mescola generi diversi, dalla spy story alla sperimentazione avanguardistica, nel corso della sua opera Jennifer Egan ha continuato a interrogarsi su una domanda: come fare a sopravvivere a un mondo che ha negato il concetto stesso di autenticità e il cui orizzonte ultimo è la dissoluzione del Sé nel narcisismo delle immagini prodotte dalla tecnologia.
In questo modo i suoi romanzi e racconti sono diventati un grande affresco dell’Occidente nel primo decennio della propria crisi: un unico grande racconto che con rara potenza espressiva ci accompagna tra le ramificazioni caleidoscopiche del nostro mondo iperconesso, dove niente è ciò che sembra e dove, paradossalmente, una nuova verità è possibile proprio quando abbiamo rinunciato per sempre all’idea di una verità .Â