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Lo scrittore, filosofo e giornalista francese Albert Camus è nato a Mondovi, oggi Dréan, in Algeria il 7 novembre 1913. Tra l’amore di una madre che non sapeva leggere e scrivere e l’assenza di un padre che conobbe solo in fotografia Albert Camus fu doppiamente estraneo all’intellighenzia francese. Il piccolo Albert crebbe con la madre affettuosa che parlava poco e il fratello maggiore Lucien ad Algeri nel quartiere popolare di Belcourt. Scriverà più tardi:
“Non ho imparato la libertà da Marx. Ѐ vero: l’ho imparata dalla miseria”.
Notato dal suo istitutore, Louis Germain – al quale Camus dedicò i Discorsi di Svezia, dopo il premio Nobel – e incoraggiato a leggere dallo zio macellaio appassionato di letteratura, Albert ottenne una borsa che gli permise di seguire studi superiori e poi universitari.
Con il ruolo di portiere, fece parte della squadra di calcio “tanto amata” del Racing universitario di Algeri. Camus contrasse la tubercolosi nel 1930 quando aveva appena 17 anni.
Camus si orientò verso l’azione culturale e il giornalismo tra gli anni 35 e 38:
Dopo la censura dei due giornali, Camus dovette lasciare l’Algeria a causa delle sue opinioni politiche. Si stanziò a Parigi nel 1940 e lavorò come segretario di redazione al Paris-Soir.
Entrò nella Resistenza nel 1943, si occupò del giornale Combat. Fu l’autore delle Lettres à un ami allemand (Lettere ad un amico tedesco), scritte e pubblicate durante l’occupazione. Tali lettere sono un concentrato di pensieri sulla lotta clandestina, “un documento della lotta contro la violenza”, nel quale il “noi” non rappresenta sempre i francesi ma corrisponde a “noi Europei liberi” e il “voi” non “voi Tedeschi” ma “Voi nazisti”.
Terminato il conflitto, il suo impegno civile rimane costante: Camus non si piega di fronte a nessuna ideologia, criticando tutto ciò che sembra allontanare l’uomo dalla sua dignità. Lascia il posto all’UNESCO a causa dell’entrata nell’ONU della Spagna franchista. Sarà inoltre tra i pochi a criticare apertamente i metodi brutali del Soviet in occasione della repressione di uno sciopero nella città di Berlino est.
Novellista, saggista, drammaturgo e romanziere Camus ha profondamente marcato la sua epoca e il suo pensiero continua oggi ad avere tanta influenza.
Dal 1945 al 1949:
Nel 1952 pubblica il saggio L’Homme révolté (L’uomo in rivolta), che lo porterà in polemica con la rivista “Les temps modernes” e alla rottura dei rapporti con Jean-Paul Sartre, con il quale aveva intrapreso numerose collaborazioni, sin dal secondo dopoguerra.
Esce idealmente dalla categoria degli “esistenzialisti”, a cui molti critici lo avevano relegato ma alla quale Camus si era sempre sentito estraneo.
Gli anni seguenti furono per lo scrittore una lunga fase di dubbio e depressione, accentuata dall’inizio della guerra d’Algeria nel 1954. Nel 1956 con il racconto brillante e cinico La Chute (La Caduta) sorprese sia i suoi ammiratori che i suoi detrattori.
Quando ricevette il premio Nobel di letteratura nel 1957 a 44 anni, 20 anni dopo la sua prima pubblicazione, divenne il più giovane vincitore dopo J.R. Kipling. I discorsi pronunciati a Stoccolma e poi a Uppsala furono calorose difese dell’arte e della libertà: i Discorsi di Svezia diventarono presto la “bibbia” degli scrittori dissidenti e perseguitati.
Il 4 gennaio 1960 all’età di 46 anni muore in un incidente automobilistico. L’auto era guidata dal suo editore Michel Gallimard. In tasca aveva un biglietto ferroviario non utilizzato: si crede avesse pensato di compiere quel viaggio in treno, cambiando idea solo all’ultimo momento.