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Alessandro Manzoni nasce a Milano il 7 marzo 1785 da Giulia Beccaria, figlia dell’illuminista Cesare Beccaria. E’ stato uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano, considerato uno dei più grandi romanzieri della nostra letteratura per il capolavoro I promessi sposi.
I primi anni di collegio lasciano in lui un ricordo del tutto negativo ma lo avviano alla conoscenza di autori moderni come Alfieri e Parini e alla lettura dei pensatori francesi illuministi: la discendenza da Beccaria e l’ambiente milanese pongono sicuramente delle solide basi per il pensiero di Manzoni che, come vedremo fra poco, recepisce molti elementi dalla cultura illuminista rielaborandoli poi secondo la sua personale visione del mondo.
Grazie a Manzoni nasce il romanzo moderno e viene colmato quel divario tra la lingua letteraria e la lingua viva, oltre che quello tra la letteratura e la società, ancora così profondo nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo.
I promessi sposi segnano inoltre il ritorno della letteratura italiana in Europa dopo una crisi durata più di due secoli. Tutto ciò poté accadere grazie all’unirsi in Manzoni di vari filoni culturali: l’Illuminismo lombardo di Giuseppe Parini e soprattutto di Cesare Beccaria e Pietro Verri; il Romanticismo, movimento artistico, letterario e musicale sviluppatosi in Germania alla fine del XVIII secolo e poi diffuso in tutto Europa nell’Ottocento a partire dal Congresso di Vienna del 1805; infine la cultura francese.
Senza Manzoni in Italia non ci sarebbe stata storia del romanzo. Mentre in Francia e in Inghilterra il romanzo si era pienamente affermato già nel Settecento, nel nostro paese Manzoni dovette partire da zero, per questo la sua impresa fu ancor più notevole.
Nel 1860 fu nominato senatore del neonato Regno d’Italia e votò a favore del trasferimento della capitale da Torino a Firenze in attesa della liberazione di Roma.
Alessandro Manzoni morì di meningiti il 23 maggio 1873. La malattia fu la conseguenza di un trauma cranico che si procurò il 6 gennaio quando cadde sbattendo la testa su uno scalino all’uscita dalla chiesa di San Fedele di Milano. Nel Cimitero Monumentale della città ambrosiana si tenne il solenne funerale, che vide una grandissima partecipazione e la presenza dei principi e di tutte le più alte autorità dello stato. Nel 1874, nel primo anniversario della morte, Giuseppe Verdi diresse personalmente nella chiesa di San Marco di Milano la Messa di requiem, composta per onorare la memoria. Nel 1883, a dieci anni della morte, la sua tomba venne spostata nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.