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Era un autore francese poliedrico, noto per la sua attività come scrittore, drammaturgo, giornalista di viaggio, saggista e poeta. Inoltre, è considerato uno dei precursori del racconto moderno.
L’infanzia di Henri René Albert Guy de Maupassant, noto come Guy de Maupassant, è spesso evocata nei suoi racconti brevi. Il giovane Guy cresce nei vasti spazi del suo villaggio natale in Normandia, nel “plateau de Caux”, tra una madre possessiva e un padre distante. Suo fratello Hervé nasce nel castello di Grain-ville-Ymauville nel 1856. I genitori si separano quando Maupassant ha dieci anni, dopo numerosi litigi (lo scrittore ricorda una scena violenta nel racconto breve “Garçon, un bock”).
Sotto l’educazione rigida della madre e dell’abate Aubourg, Guy viene mandato a 13 anni al collegio ecclesiastico di Yvetot, dove sperimenta i rigidi riti disciplinari. È uno studente brillante, ma viene espulso perché aveva formato una società segreta con alcuni compagni per leggere gli scritti “proibiti” di Shakespeare, Hugo, Laclos e Sade. Dopo questa spiacevole esperienza, la religione non diventa mai un rifugio per l’autore, che nega la provvidenza e considera Dio “ignorante di ciò che fa”.
Dopo il 1880, Maupassant diventa noto negli ambienti letterari e può finalmente abbandonare il suo lavoro di impiegato per dedicarsi completamente alla scrittura, senza rinunciare alle sue passioni preferite: la caccia, il canottaggio e le affascinanti donne. Grazie al successo del romanzo Bel-Ami (1885), si compra uno yacht e lo battezza con lo stesso nome. Durante questo periodo, che va dal 1880 al 1891, scrive circa 300 racconti e sei romanzi, impegnandosi in un intenso lavoro creativo.
Tuttavia, man mano che il tempo passa, Maupassant inizia a soffrire di un profondo malessere e la sua salute si deteriora a causa di intense nevralgie (dovute alla sifilide contratta dieci anni prima). Il suo equilibrio mentale inizia a vacillare, e frequenti stati allucinatori accompagnano la sua ossessione per la morte. Si sente perseguitato da una misteriosa “doppia” presenza che lo tormenta.
Dopo un tentativo di suicidio, nel 1891 lo scrittore viene ricoverato nella clinica del dottor Blanche, la stessa dove Nerval aveva soggiornato. Purtroppo, Guy de Maupassant muore due anni dopo. Aveva previsto questa tragica fine molti anni prima, affermando: “Sono entrato nella letteratura come una meteora e ne uscirò come un fulmine”.
Maupassant è noto per i suoi sei romanzi che hanno ottenuto un grande successo sia tra il pubblico che tra la critica. Tuttavia, nonostante la sua abilità nel genere del romanzo, è con le sue novelle che ha raggiunto la massima notorietà. Sono proprio queste brevi storie a farci comprendere l’evoluzione dell’angoscia che ha portato lo scrittore verso la follia. Le prime scene realistiche degli anni ’80, spesso ambientate nella campagna normanna, lasciano gradualmente spazio a racconti satirici in cui il narratore esplora la viltà del cuore umano.
L’ossessione di Maupassant raggiunge il culmine nelle sue ultime raccolte, come nel racconto di viaggio intitolato “Sull’acqua“. Egli si chiede il motivo di questa tormenta interiore che lo attanaglia: “Perché questa ignota tortura che mi rode? Il fatto è che porto dentro di me questa visione penetrante che rappresenta allo stesso tempo tutta la forza e tutta la miseria degli scrittori. Scrivo perché capisco e soffro per tutto ciò che esiste, perché lo conosco fin troppo bene.” Queste parole riflettono la profonda consapevolezza e l’intensità emotiva con cui Maupassant affronta la sua arte letteraria, che diventa sia una fonte di comprensione che di sofferenza per il mondo che lo circonda.
La visione di Maupassant sulla società, che si estende dalla guerra del 1870 fino alla Prima Guerra Mondiale, è caratterizzata da un profondo pessimismo, simile a quello di autori come Flaubert e il filosofo Schopenhauer. Tuttavia, a differenza di Zola, Maupassant denuncia gli orrori della guerra, l’influenza oppressiva del denaro e gli abusi dei colonizzatori, mantenendo sempre una speranza implicita di poter influenzare la realtà e i comportamenti umani guidati da forze cieche e distruttive. Pur constatando la presenza di queste forze negative, l’autore non rinuncia alla speranza che la sua scrittura possa avere un impatto positivo, spingendo le persone a una maggiore consapevolezza e cambiamento.