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Paul Thomas Mann nacque a Lubecca, in Germania, il 6 giugno 1875. Scrittore multiforme, sensibile antenna della decadenza, impolitico per eccellenza e, come qualche autorevole critico lo ha definito, ultimo dei classici; tutto questo, e molto altro ancora, è stato Thomas Mann, un colosso della letteratura di tutti i tempi. E non solo per lo stile penetrante ed insuperabile, né per l’eterogeneità della sua produzione, che spazia dal racconto breve alla romanzo-fiume fino al saggio politico, ma anche per il grande spessore di intellettuale a tutto tondo, di testimone civile del proprio tempo che ha saputo incarnare.
Il suo primo grande romanzo è “I Buddenbrook” uscito nel 1901 a cui fa seguito quello di “Tristan” (una raccolta di sei novelle fra cui anche la celeberrima “Tonio Kroger“), nonché, nel 1909, quell’altro grande capolavoro che è “Altezza reale“, incentrato sulla figura del principe Klaus Heinrich, regnante in un piccolo Stato immaginario, e sulla sua vita di corte fatta di regole e di fastose apparenze. Alla fine della storia il principe sposerà la figlia di un miliardario americano.
Nel 1912 esce “La morte a Venezia“, un romanzo breve destinato a suscitare grande scalpore a causa dell’adombrata pedofilia del protagonista. Una storia di amore e morte, con contorno di arte e letteratura, che è anche un’evidente metafora della decadenza estetica della vecchia Europa.
Nel 1914 con il saggio “Pensieri di guerra“, Mann sostiene la causa tedesca in aperto contrasto con il fratello Heinrich, pacifista convinto. Alla fine della guerra escono le “Considerazioni di un apolitico”. Nel ’19 viene pubblicata la novella “Cane e padrone” mentre nel 1924 esce il capolavoro “La montagna incantata“.
Nel 1926 inizia la tetralogia biblica “Giuseppe e i suoi fratelli” a cui lavorerà per 15 anni, e che comprende: “Le storie di Giacobbe”, “Il giovane Giuseppe”, “Giuseppe in Egitto” e “Giuseppe il nutritore”. La storia biblica diventa una suggestiva narrazione che unisce mito e psicologia, ricerca ed epica. Nel 1929 riceve il Premio Nobel per il romanzo “I Buddenbrook“.
Nel 1933 inizia il suo esilio: dapprima in Svizzera, poi negli Stati Uniti dove accetterà l’incarico di docente nell’Università di Princeton. Nel 1936 prende ufficialmente posizione contro la dittatura nazista; in Germania intanto gli viene tolta la cittadinanza tedesca e i suoi beni sono confiscati. Nel 1939 viene pubblicato il romanzo “Lotte a Weimar” e il racconto indiano “Le teste scambiate”, poi nel 1947 esce quell’altro immane manifesto estetico in forma di romanzo che è “Doktor Faustus“.
Nel 1951 esce il romanzo “L’eletto” e Mann si stabilisce definitivamente a Kilchberg, sul lago di Zurigo, dove continua a lavorare fino alla morte. Nel 1953 esce il racconto “L’inganno”; nel 1954 “Le confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull”, l’ultimo suo grande successo.
Thomas Mann muore per collasso il 12 agosto 1955 a Zurigo, aveva 80 anni.