La ricerca del giorno su #babelezon
Umberto Eco nacque un 5 gennaio 1932 nella città piemontese di Alessandria. Nipote di un tipografo e figlio di un impiegato delle Ferrovie, venne fin da subito avvicinato al mondo della lettura e al culto del libro.
Saggista e intellettuale, ha scritto numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo. Nel 1971 è stato tra gli ispiratori del primo corso del DAMS all’Università di Bologna.
Sempre nello stesso ateneo, negli anni Ottanta ha promosso l’attivazione del corso di laurea in Scienze della comunicazione, già attivo in altre sedi. Nel 1988 ha fondato il Dipartimento della Comunicazione dell’Università di San Marino.
Dal 2008 era professore emerito e presidente della Scuola Superiore di Studi Umanistici dell’Università di Bologna. Dal 12 novembre 2010 Umberto Eco era socio dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.
Tra i suoi romanzi più famosi figura Il nome della rosa vincitore del Premio Strega e tradotto in più di 40 lingue, che è divenuto un bestseller internazionale avendo venduto oltre 50 milioni di copie in tutto il mondo; da quest’opera sono stati tratti un film ed una serie televisiva.
Si laurea nel 1954, all’età di 22 anni, presso l’Università di Torino, con una tesi sul pensiero estetico di Tommaso d’Aquino, poi pubblicata come volume autonomo.
Nello stesso anno di laurea entrò a lavorare in Rai assieme ad altri brillanti giovani intellettuali, il cui gruppo eterogeneo e rivoluzionario venne chiamato dei ‘corsari’, grazie al quale il palinsesto televisivo riuscì a svecchiarsi e a nobilitarsi come vero servizio pubblico.
L’anno seguente iniziò un’altra proficua e importante collaborazione, quella con la neonata rivista “L’Espresso”, nella quale, dal 1985 al 2016, si sarebbe ritagliato la popolare rubrica culturale e ironica La bustina di Minerva. Del suo contributo potettero avvalersi anche numerosi quotidiani come “Il Giorno”, “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica”, e “Il Manifesto”, oltre numerose riviste specialistiche internazionali.
Si facevano nel frattempo sempre più approfonditi i suoi interessi nel campo della semiotica e della linguistica, in parte verificati nel laboratorio comunicativo della televisione (è del 1961 il celebre articolo Fenomenologia di Mike Buongiorno).
Nel 1959 arrivò il prestigioso incarico della direzione della casa editrice Bompiani, che Eco avrebbe mantenuto con alti risultati fino al 1975. Le scelte editoriali furono fortemente influenzate dal movimento d’avanguardia Gruppo 63, movimento sostenuto a sua volta del pensiero del giovane intellettuale, critico nei confronti di scrittori legati ancora ai superati criteri letterari degli anni ’50.
Nel 1961 Eco iniziò la sua lunga carriera universitaria, prima a Torino, poi a Milano e Firenze, dove seppe trasmettere ai suoi studenti le riflessioni che intanto stava elaborando sui Mass Media e sul loro influsso sulla cultura di massa, come quelle confluite nel 1963 in Diario minimo e nel 1964 in Apocalittici e integrati. Grande successo ebbe poi il ciclo di conferenze che tenne a New York nel 1967, Per una guerriglia semiologica, rielaborate nel 1973 ne Il costume di casa (1973), caposaldo sulla controcultura novecentesca.
La collezione di titoli onorifici di Umberto Eco è impressionante, essendo stato omaggiato da università di tutto il mondo, non limitandosi a ritirare le lauree honoris causa o i premi, ma anche tenendo frequentatissimi corsi.
Dal 1989 è presidente dell’International Center for Semiotic and Cognitive Studies, e dal 1994 è presidente onorario dell’International Association for Semiotic Studies, di cui negli anni precedenti è stato segretario generale e vice-presidente.
Dal 1999 è inoltre presidente della Scuola superiore di Studi Umanistici presso l’Università di Bologna. Ha collaborato con l’Unesco, con la Triennale di Milano, con l’Expo 1967-Montreal, e con la Fondation Européenne de la Culture, e con molte altre organizzazioni, accademie, e testate editoriali nazionali ed internazionali.
Umberto Eco ha svolto indagini in molteplici direzioni: sulla storia dell’estetica, sulle poetiche d’avanguardia, sulle comunicazioni di massa, sulla cultura di consumo.
Spaziando dall’estetica medievale alla semiotica ai vari codici di comunicazione artistica, la sua produzione saggistica appare estremamente varia e vasta.
Non si può dimenticare il successo planetario ottenuto con il romanzo best seller “Il nome della rosa” vincitore del Premio Strega, seguito poi dagli altrettanto “campioni di incassi” “Il pendolo di Foucault“, “L’isola del giorno prima” e il romanzo picaresco-medioevale “Baudolino“, opere di trascinante narrativa che nessuno probabilmente si aspettava da uno studioso di filosofia e da un teorico quale Eco.
Il suo lavoro del 2004 è “La misteriosa fiamma della regina Loana“, un romanzo illustrato ispirato ad un fumetto degli anni ’30.
Nel 2010 esce invece il suo sesto romanzo “Il cimitero di Praga“, seguito da “Numero Zero” nel 2015. Nel 2012 è stata pubblicata una versione “riveduta e corretta” del suo primo romanzo “Il nome della rosa”, con una nota finale dello stesso Eco che, mantenendo stile e struttura narrativa, è intervenuto a eliminare ripetizioni ed errori, a modificare l’impianto delle citazioni latine e la descrizione della faccia del bibliotecario per togliere un riferimento neogotico.
Non solo carta stampata, articoli di giornale, saggi e romanzi, ma anche un grande contributo al nascente mondo tecnologico, che Umberto Eco seppe anticipare, prevedendo le future necessità e direzioni della società moderna, sviluppando un senso critico ragionato e distinto sui nuovi orizzonti della cultura di massa che a breve sarebbero stati generati e trasmessi attraverso internet e i social media. Il giudizio che ne ricavò lo portò a vedere e sostenere i lati positivi di quel nuovo mondo che tutt’oggi sta ancora germinando e che d’altra parte è anche predisposto per sua stessa natura a dare ‘diritto di parola a legioni di imbecilli’. Una globalizzazione democratica attraverso le nuove tecnologie era possibile, anche grazie a dati controllati e offerti diffusamente da piattaforme come Wikipedia, che lui stesso aveva anticipato nel progetto multidisciplinare Encyclomedia: raccolta di saggi sulla Storia della civiltà europea.
Un uomo globale, dunque, interessato ad ogni forma di scibile, dalla riflessività di San Tommaso all’”Allegria!” di Mike Buongiorno; un uomo che ha conquistato la stima del mondo, ottenendo ben 40 lauree honoris causa, dalla Brown University alla Sorbona, dall’Università di Mosca a quella di Gerusalemme.
Ritiratosi dall’insegnamento solo nel 2007, l’Alma Mater volle conferirgli l’anno seguente il titolo di professore emerito e nel 2015 il Sigillum Magnum, a lui grata per le sue lezioni e i suoi innovativi metodi di ricerca e insegnamento.
Umberto Eco muore all’età di 84 anni nella sua casa di Milano la sera del 19 febbraio 2016, a causa di un tumore che lo aveva colpito due anni prima.
Dopo una trattativa durata anni, nel 2021, la biblioteca moderna (44.000 volumi) e l’archivio di Eco sono stati concessi all’Ateneo bolognese, che li accoglierà, nell’ordine voluto dallo stesso intellettuale, in uno spazio apposito al fianco della Biblioteca Universitaria.
L’insegnamento di Eco proseguirà così negli spazi da lui abitati per oltre trent’anni.