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Muore il 30 giugno del 2014 a Roma, era nata il 7 dicembre 1922 a Torino, è una delle poetesse italiane da riscoprire. Il padre ha un’azienda che produce macchine per l’industria dolciaria e le consente di dedicarsi agli studi. Ha solo 19 anni quando fonda e dirige una piccola rivista letteraria, Il Girasole, che in breve diventa più ambiziosa, si rinomina Il Dado e ospita nomi come Sandro Penna e Umberto Saba, Vasco Pratolini e Leonardo Sinisgalli. E, a sorpresa, anche un capitolo del romanzo Le onde che Virginia Woolf le manda prima di morire con la dedica autografa “alla piccola direttrice”.
A scrivere poesia ha già iniziato e nel Gennaio del 1949, a 25 anni, ha conosciuto anche Eugenio Montale. Il poeta è a Torino per una conferenza al teatro Carignano e dopo l’incontro si ferma a salutare gli intellettuali torinesi. Maria Luisa si presenta e lo invita a pranzo a casa sua il giorno dopo. La madre di lei commenta l’invito con “menomale che Proust è già morto” e Montale risponde scherzosamente con “mi dispiace non essermi reso ancora defunto”. È l’inizio di una lunghissima amicizia e di un amore mai compiuto. Quando Maria Luisa si trasferisce a Milano, dove il poeta lavora al Corriere della Sera, la loro frequentazione diventa assidua anche se sono legati entrambi ad altre persone. Il legame resta saldo anche quando Maria Luisa si trasferisce a Roma. Lo testimoniano le 360 lettere di Montale e i ricordi della poetessa nel volume Montale e la Volpe. A unirli sono l’amore per la poesia, le letture comuni ma anche la passione per il canto. E un canto sembrano le poesie di Maria Luisa i cui versi sono sempre molto musicali e optano per parole precise, quotidiane, senza artifici retorici.
Maria Luisa Spaziani studiò alla Sorbona di Parigi e negli Usa – ascoltò i seminari di Henry Kissinger e fece qualche chiacchiera con Ingeborg Bachmann –, fu antologizzata da Ungaretti.
La carriera poetica sembra promettente ma due anni dopo, al ritorno dal viaggio premio negli Stati Uniti, Maria Luisa deve trovarsi un impiego a causa del tracollo finanziario del padre. Lo trova in un collegio torinese come insegnante di francese. È un periodo felice. La raccolta Luna lombarda del 1959, poi confluita in Utilità della memoria del 1966, lo testimonia. Lo confermano anche le nozze con Elémire Zolla del 1958. Ma già nel 1960 il matrimonio si scioglie.
Negli Anni 70 pubblica volumi di critica letteraria e traduce dall’inglese, dal tedesco ma soprattutto dal francese, da Marguerite Yourcenar a Andé Gide, da Jean Racine a Gustave Flaubert. Nel corso dei suoi viaggi conosce Jean-Paul Sartre, T.S. Eliot, Ezra Pound. Nel 1970 esce anche la raccolta L’occhio del ciclone ispirata alla Sicilia che, con la città di Parigi e i paesaggi liguri e dell’astigiano dove ha vissuto da sfollata, compone la geografia personale della poetessa.
La sua poesia, iniziata con forme quasi epigrammatiche, diventa via via più diaristica e discorsiva con Transito con catene del 1977 e Geometria del disordine del 1981, che vince il Premio Viareggio. È quasi narrativa anche La traversata dell’oasi, una raccolta di poesie d’amore che racconta le esperienze sentimentali di una vita.
Nel 1978 Maria Luisa Spaziani fonda insieme a Mario Luzi e Giorgio Caproni il Movimento Poesia che alla morte di Montale diventa Centro Internazionale Eugenio Montale e Premio Montale. Negli anni 80 scrive e conduce alcuni programmi per Radio Rai e si dedica all’attività giornalistica, al teatro, ai racconti. Nel 1990, nell’intento di rinnovare la narrazione popolare in versi, scrive un poema in ottave dedicato a Giovanna d’Arco, un personaggio che sin dall’infanzia l’aveva colpita profondamente:
“Per me Giovanna d’Arco è semplicemente la poesia; è la donna come dovrebbe essere dopo ogni femminismo riuscito, e cioè una creatura che abbia le stesse potenzialità di un uomo ma che agisce autonomamente, secondo il suo personale destino, secondo i suoi gusti, le sue scelte, in stretta simbiosi con l’universo maschile.”
Maria Luisa Spaziani
Nel 2019 Mondadori fa uscire la raccolta postuma, Pallottoliere celeste. Nel 2012, per la cura di Paolo Lagazzi e Giancarlo Pontiggia, i ‘Meridiani’ Mondadori di lei raccolgono Tutte le poesie.
“Maria Luisa Spaziani testimonia in modi convincenti, moderni e sicuramente ‘giovani’, ancor oggi che il suo matrimonio con la poesia festeggia le nozze d’oro, la sopravvivenza della musa lirica, la sua legittimità e autorità indiscutibile”
Ha scritto Silvio Raffo nella recente antologia Muse del disincanto (Castelvecchi, 2019).
LUNA D’INVERNO Luna d’inverno che dal melograno per i vetri di casa filtri lenta sui miei sonni veloci di ladro sempre inseguito e sempre per partire. Come un velo di lacrime t’appanna e presto l’ora suonerà...Lontano oltre le nostre sponde, oltre le magre stagioni che con moto di marea mortalmente stancandoci ci esaltano e ci umiliano, poi splenderai lieta tu, insegna d’oro all’ultima locanda lampada sopra il desco incorruttibile al cui chiarore ad uno ad uno i visi in cerchio rivedrò che un turbine vuoto e crudele mi cancella.