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Eduardo Galeano è nato il 3 settembre di 1940 a Montevideo la capitale dell’Uruguay, è stato uno dei più influenti giornalisti e scrittori latinoamericani. I suoi libri, che combinano reportage, fiction e analisi politica e storica, sono stati tradotti in venti lingue. Da sempre attivo nella stampa indipendente di sinistra, in seguito al colpo di stato del 1973 in Uruguay fu incarcerato e costretto a lasciare il suo paese, dove fece ritorno nel 1985.
Il suo vero cognome era Hughes, e il fatto che abbia sempre evitato usarlo dimostra il suo spirito ribelle – Galeano debuttò nel giornalismo a 14 anni, come disegnatore satirico, ma siccome “c’era un abisso fra quello che immaginavo e quello che tracciavo” si orientò verso poi la scrittura.
Nel 1971, uscì Le vene aperte dell’America Latina, che ora l’editore Sur ripubblica in Italia in occasione del cinquantesimo anniversario. Galeano ci ha lasciati nel 2015, nel frattempo ha avuto modo di produrre altri grandi successi internazionali, come Donne, Parole in cammino, o Il libro degli abbracci.
Lungo gli anni della sua carriera letteraria – proseguita dalla Spagna, dopo la fuga dalle dittature militari del suo paese natale e dell’Argentina – Galeano creò un stile personale sui generis, a cavallo fra la documentazione storica e la riflessione poetica, che portarono al successo internazionale di “Memoria del Fuoco”, una trilogia pubblicata dal 1982 al 1986. Quest’opera fu incensata dalla critica internazionale, soprattutto americana – il Times Literary Supplement lo paragonò a quelle di Dos Passos e Garcia Marquez – e risultò un nuovo best seller globale, anche se nel suo paese natale Galeano, come il suo coetaneo e amico Mario Benedetti, pur rimanendo popolarissimo fu sempre apprezzato più per le sue posizioni politiche che per il suo talento letterario.
Come la maggior parte dei sudamericani, anche Eduardo Galeano sognava, da bambino, di diventare un grande calciatore e la fama conquistata come scrittore non l’ha guarito dal rimpianto di essere stato «il peggior scarpone » mai comparso sui campetti del suo Paese. La passione, però, è rimasta intatta: non potendola esprimere con i piedi, si è rassegnato a farlo con la penna. Così pubblica nel 1995 “Splendori e miserie del gioco del calcio”
“Il cacciatore di storie” è stato l’ultimo libro terminato da Eduardo Galeano, un vero e proprio testamento artistico, umano e spirituale dello scrittore.
Galeano ha resistito fino alla 75ª primavera, a stroncarlo è stato un cancro (al polmone) il 13 aprile del 2015.
“L’utopia è come l’orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l’utopia? A questo: serve per continuare a camminare.”
Eduardo Galeano