Émile Zola morì a Parigi nel 1902 asfissiato da un camino bloccato. Non si sa se fosse un incidente o un assassinio. Un’immensa folla presenziò al suo funerale.
Émile Zola nacque a Parigi nel 1840 ed ebbe una giovinezza difficile per le gravi ristrettezze economiche. Prima di raggiungere il successo letterario, svolse umili lavori, poi collaborò a diversi giornali e ottenne un impiego presso la casa editrice Hachette.
Zola si consacrò pian piano al giornalismo, portando avanti questa passione per tutta la vita. Scrisse articoli letterari e difese con entusiasmo il pittore Manet, uno dei primi impressionisti, in un documento intitolato Mes Haines (1866) (I miei odi). Il giornalismo fu una fonte di guadagno, una tribuna per le sue idee e un mezzo per pubblicare i suoi romanzi a puntate. Zola conduceva in parallelo la vita da scrittore e quella da giornalista.
Prese parte a numerose battaglie civili democratiche e progressive, come quella in difesa del colonnello Alfred Dreyfus, ingiustamente condannato per spionaggio a favore della Germania.
Émile Zola è il caposcuola del Naturalismo. Organizzò la sua vastissima produzione nel ciclo dei Ougon-Macquart, venti romanzi che delineano un quado della società francese del secondi Impero attraverso le vicende di una famiglia, delle sue degenerazioni ereditarie, dei suoi vizi e dei condizionamenti dell’ambiente sociale.
L’autore polemizza con l’avidità dei ceti dirigenti, denuncia la sopraffazione economico-sociale, mostra interesse per le classi subalterne, rappresenta il degrado della vita cittadina o della provincia francese. Come teorizzato nel saggio sul “Romanzo sperimentale”, l’atteggiamento del romanziere dinanzi alle città industrializzate e affollate dal proletariato, è lo stesso dello scienziato di fronte ai fenomeni naturali; studia i rapporti di causa ed effetto che intercorrono tra individuo, fattori ereditari, ambiente sociale e momento storico. Tra i romanzi principali ci sono: “Therese” (1873), “L’ammazzatoio” (1877) e “Germinale” (1885).