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Davide Lajolo nasce a Vinchio il 29 luglio 1912 è stato uno scrittore, giornalista, politico, consulente editoriale, capo- redattore e poi direttore dell’Unità di Milano. Proviene da una modesta famiglia contadina astigiana e all’età di otto anni, per dargli la possibilità di continuare gli studi, dal momento che a Vinchio la scuola arrivava solamente al terzo ciclo di elementari, viene mandato dai genitori in collegio dai salesiani a Castelnuovo. Per il suo carattere ribelle viene espulso e frequenta l’ultimo anno al Liceo Plana di Alessandria, dove entra in contatto con alcuni giovani dei Gruppi universitari fascisti. Frequenta il corso ufficiale e, con il grado di tenente dell’esercito italiano, partecipa alla guerra di Spagna, mandando delle corrispondenze a “Il popolo d’Italia”..
Nel 1938 trova lavoro a Ancona, dove collabora a Il Corriere adriatico, alla Sentinella adriatica e alla rivista di poesia Glauco. Nel 1939 si sposa con Rosetta Lajolo e nel novembre 1942 nasce la figlia Laurana, a cui dedica un’intensa poesia che si conclude con questi versi “Tu nata d’autunno a fare primavera“. Pubblica un libro sulla guerra di Spagna Bocche di donne e di fucili (1939) e due libri di poesia Nel cerchio dell’ultimo sole (1940) e Ponte alla voce (1943).
Viene richiamato durante la seconda guerra mondiale e combatte in Grecia, Jugoslavia e Albania. Anche sui campi di battaglia, continua a scrivere, soprattutto poesie di rifiuto della morte e della guerra e di fedeltà ai giovani commilitoni caduti. Compone poesie lungo tutto la sua vita, che vengono pubblicate postume dalla figlia con il titolo Quadrati di fatica (2005).
Ritornato a Vinchio, dopo l’8 settembre 1943, prende la tormentata decisione di “voltare gabbana” e di organizzare la guerriglia partigiana sulle sue colline, assumendo Ulisse come nome di battaglia. Diventa capo di stato maggiore della VIII e IX Divisione Garibaldi del basso Monferrato e diresse il movimento partigiano piemontese, scelta civile e ideologica che raccontò poi in Il voltagabbana (1963).
Subito dopo la Liberazione scrive della sua partecipazione alla Resistenza in “Classe 1912” (1945), ristampato nel 1975 e nel 1995 con il titolo “A conquistare la rossa primavera” .
Nel dopoguerra lavorò all’Unità di Torino, in qualità di redattore-capo (1945), poi a Milano come direttore dell’edizione per l’Italia settentrionale (1946-58). Dà molta importanza alla terza pagina, a cui collaborano scrittori, poeti, artisti come Picasso, Quasimodo, Guttuso, Aleramo, Pavese e molti altri, privilegiando l’aspetto letterario a quello strettamente ideologico di partito. Pubblica la pagina settimanale della donna e dà spazio a Gianni Rodari nella “Domenica dei piccoli”. Nel 1952 inizia le pubblicazioni anche al lunedì con ampio spazio allo sport.
Rimarrà sempre legato al mondo del giornalismo, fondando il giornale sportivo Il campione, dirigendo negli anni ’70 Giorni-Vie Nuove, collaborando assiduamente a quotidiani e settimanali.
Per molti anni è condirettore con Giancarlo Vigorelli della rivista Europa letteraria.
Nel 1958, e poi nelle due successive legislature, venne eletto deputato nelle liste del PCI (a questa esperienza si riferisce il diario Ventiquattro anni. Storia spregiudicata di un uomo fortunato, 1981).
Nel 1965 fa parte con Sandro Pertini della Commissione per l’acquisto di opere d’arte contemporanea, che incrementa il patrimonio della Camera dei Deputati. Continua il suo impegno politico, conducendo con determinazione la battaglia per il “socialismo dal volto umano“.
Nel 1960 dà alle stampe la fortunata biografia di Cesare Pavese, Il vizio assurdo, tradotto in molte lingue(1974).
Davide Lajolo muore a Milano il 21 giugno 1984. É sepolto nel cimitero di Vinchio nella tomba di famiglia, che porta l’iscrizione, voluta da lui, “Dignità nella vita serenità nella morte“
Il voltagabbana (1963), Come e perché (1968), I Rossi (1974), Finestre aperte a Botteghe oscure (1975), I mè (1977), Veder l’erba dalla parte delle radici (Premio Viareggio per la letteratura 1977), le biografie di Fenoglio Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe (1978) e di Di Vittorio Il volto umano di un rivoluzionario (1979).
In Ventiquattro anni Diario di un uomo fortunato (1981) ricorda le fasi salienti della suo impegno politico e culturale dal 1945 al 1969 e gli incontri con le personalità più importanti del suo tempo, Pertini e i giovani (1983), Il merlo di campagna e il merlo di città (1983). L’ultimo suo libro è Gli uomini dell’arcobaleno (1984) , dedicato ai suoi amici pittori.