Ivan Aleksandrovič Gončarov nasce a Simbirsk(Russia) nel 1812 ed ebbe un’infanzia agiata nella sua famiglia di ricchi mercanti. Dopo aver frequentato la Facoltà di Lettere di Mosca, si trasferì a San Pietroburgo dove iniziò la lunga carriera d’impiegato, interrotta solo due volte, nel 1852-54, per un viaggio intorno al mondo sulla fregata Pallada e nel 1862-63 per occupare il posto di redattore capo del giornale governativo “Severnaja Počta”.
Autore classico della letteratura russa, la sua opera si racchiude nei tre romanzi in cui ritrasse realisticamente aspetti della vita tradizionale russa che aveva direttamente conosciuto e vissuto: “Obyknovennaja istorija” (“Una storia comune”, 1847), Oblomov (1859) e Obryv (“Il burrone”, 1869).
Considerato il capolavoro di Gončarov, Oblomov (1859) è la storia di un proprietario terriero segnato dall’inerzia fisica e spirituale che lo condanna all’inazione e alla rinuncia verso ogni forma di lotta. Per questo personaggio, che interpreta il fatalismo, la propensione alla contemplazione e la delicata ma arrendevole bontà russa, è stato coniato il termine “oblomovismo”, passato nella cultura occidentale a indicare un temperamento incline alla passività e alla rassegnazione di fronte all’aggressività e all’inesplicabilità del reale (talvolta si parla anche della “sindrome di Oblomov”)
Ivan Aleksandrovič Gončarov muore a Pietroburgo nel 1891.