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Lewis Carroll – pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson – nasce a Daresbury (Cheshire, Inghilterra), il 27 gennaio 1832. Ha ispirato centinaia di opere tratte dal suo personaggio principale Alice nel libro Alice nel paese delle meraviglie.
Studia a Rugby e a Oxford, nel Christ Church College, dove rimane sino al 1881 come lettore di matematica pura, disciplina alla quale dedicherà numerosi trattati. Nel 1861 viene ordinato diacono, ma non prenderà mai gli ordini superiori.
Di carattere assai timido, Carrol sarà grande amico (e fotografo) di alcune bambine, e per una di esse, Alice Lidden (figlia del decano del Christ Church e coautore del celebre dizionario greco-inglese Liddell-Scott), scrive “Alice nel paese delle meraviglie” (il titolo originale suona “Alice’s adventures in Wonderland”), un libro poi divenuto celeberrimo e pubblicato originariamente nel 1865.
Un comportamento del genere al giorno d’oggi susciterebbe scandalo: Charles verrebbe denunciato e andrebbe in prigione, considerando che queste bambine costituivano i soggetti di alcuni suoi scatti fotografici. Motivo per cui, già al suo tempo, sebbene le sue maniere non fossero tanto brusche da suscitare terrore, venne pian piano allontanato dai genitori delle bambine. Per lo scrittore, giocare insieme ai bambini non era affatto strano o irriverente, ma semplicemente un dono del cielo. Anche gli adulti hanno il diritto di divertirsi, in giusta misura, come meglio credono, e instaurare un rapporto giocoso con i più piccoli. Se egli non avesse avuto questo spirito giudicato infantile e bizzarro, non sarebbe mai esistito uno dei capolavori più grandi della letteratura.
Ad ogni modo, la storia di Alice è diventata la più nota e amata della letteratura infantile inglese, esercitando una forte attrazione anche su lettori adulti, grazie al peculiare gusto del gioco logico e verbale. Alle avventure di Alice, Carroll darà un seguito nel 1871 con “Attraverso lo specchio”, un testo che ripete con eguale fortuna i successi del primo libro.
In questo romanzo i personaggi, che nell’opera precedente erano carte da gioco, diventano invece pezzi del gioco degli scacchi ed il loro comportamento è determinato dalle regole della partita, ma si colora di originalissimi toni comici. Il libro non poteva comunque non diventare un oggetto di culto anche per ogni provetto scacchista.
L’attrazione degli adulti per Carroll è facilmente spiegabile. La facoltà infantile per eccellenza, la fantasia, la capacità di osservare con perfetto candore la realtà (magari aderendo poi a queste “nuove” visioni con una disposizione mai esausta), serve infatti allo scrittore per mettere a nudo le assurdità e le incoerenze della vita adulta, nonché a dar vita ad incantevoli giochi basati sulle regole della logica, capaci di deliziare gli spiriti più intelligenti.
“La caccia allo Snark“, uscito nel 1876, ad esempio, che in apparenza è una buffa poesia nonsense, nasconde possibilità di interpretazione simbolica che hanno affascinato la critica moderna. Assai minore popolarità è invece toccata a “Silvye e Bruno” (1889), criticata da più parti per via del tono moraleggiante che vi aleggia.
Prima delle sue pubblicazioni di fantasia, Carroll aveva comunque fatto uscire, con il suo vero nome, alcune opere di matematica, passione mai trascurata. Grazie agli approfondimenti effettuati di discipline come la logica e la matematica, sono emerse opere come “Euclide e i suoi rivali moderni” (1879), “Il gioco della logica” (1887), “Che cosa disse la tartaruga ad Achille” (1894) “Logica simbolica” (1896). In questa stessa veste di studioso, il reverendo Dodgson si è anche cimentato nella stesura di numerosi articoli sulla rappresentanza proporzionale comparsi in riviste specializzate.
Muore il 14 gennaio del 1898 a Guildford (Inghilterra).