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Jack Vance è morto all’età di 96 anni il 26 maggio 2013 a Oakland negli Stati Uniti. E’ stato uno dei più grandi autori di fantascienza e fantasy, e certamente tra i più amati dal pubblico. Considerato un “mostro sacro” del fantastico, con le sue oltre 600 pubblicazioni in oltre cinquant’anni di scrittura, Jack Vance ha vissuto sempre con la moglie e con uno dei suoi figli ad Oakland, in California.
Jack Vance nasce a San Francisco, nello stato della California, il 28 agosto del 1916. Da bambino, superato il dispiacere della separazione dei genitori, il piccolo John cresce nel ranch dei nonni materni, insieme con i suoi molti fratelli, in una fattoria di Oakley, nel delta del fiume Sacramento. Vi si trasferisce, con la madre, intorno agli anni ’20. Da ragazzo Vance legge molto e scrive anche, comprese le poesie.
Dopo i liceo Vance lavora come raccoglitore di frutta, operaio, minatore, addetto ai pozzi petroliferi, impiegato in un conservificio e molto altro ancora. Prima della Seconda guerra mondiale però, fa in tempo a riprendere gli studi, e si iscrive all’Università di Berkeley, in California. Geologia, ingegneria, fisica e, solo alla fine, giornalismo, sono le materie che approfondisce, senza tuttavia portare a termine gli studi. Contemporaneamente, sempre in questi anni ’30 lavora nei cantieri navali di Pearl Harbor, specializzandosi anche come elettricista.
Nel 1940, Jack Vance, allora noto semplicemente come John, decide di arruolarsi come marinaio nella Marina Mercantile degli Stati Uniti. Viaggia per i mari, attraversa l’Oceano Pacifico e scopre luoghi che in seguito utilizzerà come ispirazione per le sue storie. Durante questa esperienza militare, riesce a completare diversi racconti, che si propone di riprendere in momenti di maggiore tranquillità. Sorprendentemente, il suo primo racconto viene pubblicato sulla rivista “Thrilling Wonder Stories” ancora prima che il conflitto sia terminato, e porta il titolo di “The World Thinker”. Questo racconto segna l’inizio del ciclo della “terra morente“.
Nel 1946 sposa Norma Inglod. Più tardi, avuto il suo primo figlio, si trasferisce in una delle tantissime case della sua vita, alcune galleggianti, come quella nel Kashmir, altre interamente autonomamente costruite, come questa prima abitazione nella quale va a convivere con la moglie e il figlio, prima degli anni ’50.
Tra gli Anni cinquanta e settanta viaggia, in Europa e nel resto del mondo, traendo da queste esperienze esotiche gli spunti per i suoi romanzi: Il pianeta gigante, I linguaggi di Pao, il ciclo di Durdane.
Tra i titoli più famosi ricordiamo i cicli di Lyonesse, dei Principi demoni, di Alastor.
Ha vinto numerosi premi, tra i quali: il Premio Hugo, per tre volte, il World Fantasy Award, per due volte, e il Premio Nebula.