La ricerca letteraria del giorno su #babelezon
La sera del 25 luglio 1927, stava scrivendo un articolo sulla vedova americana del tenore Enrico Caruso, quando, a un certo punto, non potendo più reggere la penna ci lasciò all’età di settantuno anni, proprio mentre scriveva l’ultimo pezzo della sua vita.
È stata la prima donna italiana a fondare e dirigere un quotidiano, Il Corriere di Roma, un’esperienza che ha poi ripetuto con Il Mattino e Il Giorno. Negli anni venti fu candidata sei volte, senza mai ottenere il riconoscimento, per il Premio Nobel per la letteratura. Angelo de Gubernatis la descrisse nel 1895 come “La più poderosa per ingegno, vivace fantasia e vigore di stile fra le nostre scrittrici.”
Matilde Serao era nata a Patrasso (in Grecia) il 7 marzo 1856, da madre greca e padre napoletano. Mentre il padre partecipava alle imprese garibaldine, Matilde trascorse l’infanzia in Campania dove, dopo un primo periodo di studi irregolari, riuscì a conseguire il diploma e ad ottenere un posto di lavoro ai telegrafi.
Fu in questi ultimi anni che intraprese la carriera di giornalista, scrivendo in un primo tempo per il Piccolo ed in seguito per la Gazzetta letteraria piemontese e il Corriere del mattino.
I primi successi letterari arrivarono con la raccolta di bozzetti Dal vero e con il romanzo Cuore infermo, i quali siglarono la sua adesione al Verismo, senza peraltro che la scrittrice ne desse mai una giustificazione ideologica. In generale la Serao riuscì meglio nelle novelle e nei bozzetti che nel romanzo vero e proprio, specialmente per quanto riguarda l’organizzazione dei sentimenti, delle passioni e degli squilibri personali, nonché della descrizione dei personaggi e degli ambienti, i quali, all’interno dei suoi scritti più vasti, perdono molta della loro efficacia.
Matilde Serao, fu la prima donna a fondare e dirigere un quotidiano in Italia rappresentò l’emancipazione culturale femminile. Fondò e diresse Il Mattino e poi il Giorno di Napoli; ebbe come collaboratori firme prestigiose quali, Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio. La Serao, oltre ad essere una grande giornalista, fu anche una scrittrice di prestigio, visceralmente legata alla sua città, Napoli, che ritrasse con uno stile capace di fotografare un mondo che l’Italia non conosceva, fatto di dolore e privo di speranza che sembrava appartenerle profondamente. Tra le oltre settanta opere letterarie al suo attivo, la più conosciuta resta Il ventre di Napoli.