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Ida Magli muore il 21 febbraio 2016 a Roma all’età di 91 anni, è stata una antropologa e filosofa italiana. Ida Magli è stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea e in particolare quella italiana, dall’antichità al medioevo fino a quella attuale, con gli stessi strumenti adoperati dall’antropologia per le società “primitive”.
Ida Magli era nata a Roma il 5 gennaio 1925. Diplomata in pianoforte nel Conservatorio di Santa Cecilia, si laureò in Filosofia con una specializzazione in psicologia medica all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sperimentale sul linguaggio radiofonico, diventando poi docente per alcuni anni di Psicologia sociale all’Università di Siena e infine di Antropologia culturale alla Sapienza, ateneo da cui ha dato le dimissioni nel 1988.
Era nota in particolare, come forte polemista nei confronti dell’Unione europea. Fin dal 1994 ha sostenuto tesi contrarie all’unificazione europea e ha cercato, inutilmente, di convincere i politici a desistere da quello da lei considerato un progetto fallimentare, foriero della fine della civiltà europea.
Autrice di numerosi saggi, tra cui uno su Santa Teresa di Lisieux, “Viaggio intorno all’uomo bianco”, “La donna un problema aperto”, “Storia Laica delle donne religiose”.
Si è servita della sua conoscenza della musica per comprendere in pieno e adoperare il concetto di “modello” culturale, messo a punto da Franz Boas e Alfred Kroeber, come “forma” chiusa e significante in se stessa. La “cultura” come una specie di Fuga bachiana. È riuscita, così, a mettere in luce l’importanza di moltissimi fenomeni di solito ignorati dagli storici, soprattutto quelli riguardanti il “Sacro”, i tabù, l’impurità, l’evitazione delle donne, la “potenza della parola” legata al primato dell’organo sessuale maschile, le differenze nella concezione del tempo fra la religione giudaica, centrata sull’attesa della salvezza e quella cristiana centrata sul divenire.
I suoi libri, i saggi, gli articoli, rispecchiano il risultato di questo metodo e pertanto danno ampio spazio a fenomeni e a fatti di solito passati sotto silenzio: la storia delle donne non come mondo a parte ma come intrinseca al potere maschile, la predicazione popolare e la devozione mariana come importantissimo documento storico, il rapporto fra il Sacro e il Potere negli avvenimenti politici.
Nel 1982 vinse il Premio Brancati per la letteratura con il suo libro “Gesù di Nazareth“.
Ha scritto le principali voci di Antropologia culturale per l’Enciclopedia Garzanti di Filosofia e Scienze umane; la voce Sociologia e Religione e la voce Monachesimo cristiano femminile per l’Enciclopedia delle Religioni diretta da Alfonso M. Di Nola ed. Vallecchi; la voce Parentela nel volume Sistematica dell’Enciclopedia Einaudi; la voce Perfezione nel Dizionario enciclopedico degli Istituti di Perfezione; la voce Antropologia culturale e Psichiatria nell’Annuario della Scienza e della Tecnica Mondadori 1980-82.
Nel 1976 fondò e diresse la Rivista internazionale di studi antropologici sulla donna DWF Donna Woman Femme, ed. Bulzoni; fondò e diresse dal 1989 al 1992 la rivista Antropologia culturale AC, ed. Genovese. Collaborò per molti anni al quotidiano La Repubblica e al settimanale L’Espresso scrivendo numerosi articoli di commento all’attualità politica e sociale con particolare riguardo agli aspetti antropologici. Negli anni ’90 collaborò con il quotidiano Il Giornale.
Il suo ultimo libro è “Figli dell’uomo: Storia del bambino, storia dell’odio”.