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Winfried Georg Sebald è nato il 18 maggio nel 1944 in un villaggio dell’Alpe Bavarese da una «normale» famiglia tedesca: il padre era un militare nazista, così convinto da essere trattenuto in Francia fino al 1947 come prigioniero di guerra. Tra gli autori più importanti del ‘900 e più volte vicino al Nobel per la Letteratura.
La figura maschile di riferimento per lui fu suo nonno materno, con il quale ebbe una notevole affinità , paragonabile a quella che lega Thomas Bernhard. La sua storia personale subì un trauma quando, a scuola, vennero mostrate immagini dell’Olocausto. Fu il primo impatto con il destino tedesco e con la colpa tedesca, che lo accompagnò per tutta la vita e divenne un filo conduttore della sua opera. A causa del suo disagio nei confronti della storia recente, decise di rinnegare il suo nome, ritenuto troppo “nazionalsocialista”, preferendo utilizzare le sole iniziali W.G. o, per gli amici, un più semplice Max.
I racconti e le poesie di Sebald sono permeati di memorie poetiche che attingono dall’immenso repertorio romantico tedesco e inglese, nonché dalla tradizione letteraria della Germania “meridionale”, a cui è sempre stato legato. Nel suo primo allontanamento dalla Germania, nel 1966, quando si trasferì in Svizzera, Sebald mise nella sua valigia le opere di tre autori: Gottfried Keller, Johann Peter Hebel e Robert Walser (a cui dedicò un saggio struggente), e li accompagnò con Mörike e Rousseau, evocati in un racconto intitolato “Soggiorno in una casa di campagna“, che si situa tra il raffinato saggio critico e la narrazione.
Nel 1970, Sebald si stabilì definitivamente in Inghilterra, dove iniziò a lavorare presso l’Università di East Anglia (UEA). Nel 1987, venne nominato professore di Letteratura Europea presso l’UEA e nel 1989 fondò il Centro Britannico per la Traduzione Letteraria, assumendone anche la direzione.
In Italia, i sui lavori Sebald sono stati pubblicati da Adelphi, grazie alle splendide traduzioni di Ada Vigliani. Con la sua voce pacata, Sebald narra l’odissea dell’uomo contemporaneo, minacciato dall’incertezza interiore e dall’orrore della storia, in cui l’anima si trova insidiata, smarrita, ma sempre in cerca del significato della vita.
Le opere di Sebald sono principalmente incentrate sul tema della memoria e dei ricordi, specialmente quelli personali e collettivi. Rappresentano un tentativo di riconciliazione, sia a livello personale che letterario, con il trauma della Seconda guerra mondiale e con gli impatti che ha avuto sul popolo tedesco.
“Gli anelli di Saturno” (Adelphi, 2010) è probabilmente l’opera che riesce meglio a coinvolgere il lettore nell’universo poetico di Sebald: si tratta di un viaggio a piedi compiuto nel 1992 nella contea di Suffolk, in quella pittoresca regione dell’Inghilterra che si estende dalla città di Londra verso le coste del nord-est.
Sebald morì in un incidente stradale il 14 dicembre 2001.