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Il 17 gennaio del 2002 Camilo José Cela scomparve a Madrid a causa di una polmonite, all’età di 86 anni. Oggi è sepolto nel cimitero di Adina, a Padrón, in Galizia. Saggista, giornalista e consulente editoriale, la sua produzione si impose all’attenzione della critica e dei lettori come un esempio di rinnovamento del romanzo spagnolo, sul modello degli esperimenti narrativi americani ed europei del secondo dopoguerra. Vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1989. Esponente della Generazione del ’36, fu autore di una produzione letteraria pregevole, composta da romanzi, racconti, saggi e poesie.
Camilo José Cela nacque in Galizia nel 1916. Nel 1925 si trasferì a Madrid con la famiglia per il lavoro del padre. Prima di aver concluso gli studi superiori Camilo José si ammalò di tubercolosi e, dal 1931 al 1932, fu ricoverato presso il sanatorio di Guadarrama, dove trascorse la convalescenza in interminabili sessioni di lettura.
Una volta guarito, si iscrisse alla Facoltà di Medicina della Università Complutense di Madrid, ma abbandonò tali studi quasi subito per assistere, in qualità di uditore, alle lezioni della Facoltà di Lettere e Filosofia. Frequentando i corsi di Letteratura contemporanea ebbe modo di mostrare i suoi primi poemi al docente, il poeta Pedro Salinas, che apprezzò talmente tanto i suoi scritti da indurlo a prendere la decisione definitiva di seguire la sua vocazione letteraria.
Camilo José non venne meno alla scelta di scrivere neanche nelle situazioni più difficili. Infatti, completò la sua prima opera, il libro di poesie Pisando la dudosaluz del día, combattendo sul fronte della Guerra Civile Spagnola. Lo scrittore, che in tale conflitto militò a fianco dei nazionalisti, nel corso della guerra fu ferito al volto, e perciò fu di nuovo ricoverato in ospedale. Al termine delle ostilità Cela cominciò a studiare Diritto; nel frattempo, l’attività letteraria continuava a gonfie vele, e nel 1940 apparvero le sue prime pubblicazioni.
Nel 1942 uscì il suo primo romanzo, La famiglia di Pascual Duarte, il libro ottenne un buon successo, ma a causa dell’asprezza del tema fu criticato dalla Chiesa, e dunque ne fu proibita la seconda ristampa. Nel 1943 fu pubblicato il romanzo Padiglione di riposo
Gli anni dal 1944 al 1948 furono molto importanti per lo scrittore spagnolo, sia per quanto riguarda la vita privata che sotto il profilo professionale: nel 1944 si sposò con María del Rosario Conde Picavea che, due anni dopo, gli diede un figlio, Camilo José; inoltre, in tale periodo allestì due mostre di quadri che lui stesso aveva dipinto; infine, mentre uscivano i diari di viaggio Viaje a La Alcarria e Elcancionero de La Alcarria, iniziò a scrivere il suo romanzo più noto, L’alveare. Quest’ultima opera riuscì a essere pubblicata solo nel 1951, e non in Spagna, ma a Buenos Aires, in Argentina, in quanto la censura spagnola ne aveva proibito la pubblicazione in patria a causa di alcune scene considerate erotiche. Nel romanzo, in cui l’alveare del titolo rappresenta una metafora di Madrid, una folla di persone qualunque si affaccenda come api, vivendo alla giornata, senza aver né perso né vinto la personalissima guerra che combatte.
Partito da una linea esistenzialista, infatti, Cela inaugurò ne L’alveare, il suo romanzo più importante, il realismo sociale degli anni Cinquanta, per approdare infine, nei suoi ultimi lavori, al genere del romanzo sperimentale.
Eclettico come pochi, nel 1963 pubblicò Undici racconti sul calcio, raccolta di racconti ironici e spesso paradossali. Dopo la morte del generale Franco, nel 1975, Cela diede il suo contributo alla ricostruzione della vita politica spagnola all’insegna della democrazia: fu nominato senatore per designazione reale nelle Cortes del 1977, e con questo ruolo partecipò alla revisione del testo della Costituzione elaborata dal Congresso. La sua esperienza come politico si concluse nel 1979, con la convocazione di nuove elezioni generali.
Negli anni seguenti continuò a pubblicare opere a buon ritmo: sono di questo periodo i romanzi sperimentali A tempo di Mazurca (1984) e Cristo versus Arizona (1988). Durante le ultime due decadi della sua vita, Cela fu consacrato come uno dei grandi scrittori del secolo, e ricevette diversi importantissimi riconoscimenti, tra i quali il Premio Nobel per la Letteratura, conferito nel 1989 con la seguente motivazione:
«Per una prosa ricca ed intensa, che con pietà trattenuta forma una visione mutevole della vulnerabilità dell’uomo».