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Antonio De Curtis, decisamente più conosciuto come Totò, nasce il 15 febbraio 1898 in via Santa Maria Amtesaecula, al rione Sanità a Napoli.
Totò, pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, è stato un attore, commediografo, poeta, paroliere, sceneggiatore e filantropo italiano. Attore simbolo dello spettacolo comico in Italia, soprannominato «il principe della risata», è considerato, anche in virtù di alcuni ruoli drammatici, uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Maschera nel solco della tradizione della commedia dell’arte, accostato a comici come Buster Keaton e Charlie Chaplin, ma anche ai fratelli Marx e a Ettore Petrolini, in quasi cinquant’anni di carriera spaziò dal teatro (con oltre 50 titoli) al cinema (con 97 pellicole) e alla televisione (con 9 telefilm e vari sketch pubblicitari), lavorando con molti tra i più noti protagonisti del panorama italiano e raggiungendo, con numerosi suoi film, i record d’incasso. Adoperò una propria unicità interpretativa, che risaltava sia in copioni puramente brillanti sia in parti più impegnate, sulle quali si orientò soprattutto verso l’ultima fase della sua vita, che concluse in condizioni di quasi totale cecità a causa di una grave forma di corioretinite, probabilmente aggravata dalla lunga esposizione ai fari di scena. Spesso stroncato dalla maggior parte dei critici cinematografici a lui contemporanei, fu ampiamente rivalutato dopo la morte, tanto da risultare ancor oggi il comico italiano più popolare di sempre.
Figlio illegittimo del principe Giuseppe De Curtis e della giovane Anna Clemente che solo nel 1921 riusciranno a sposarsi, all’anagrafe viene registrato con il cognome materno. Nel 1933 viene adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi, che gli trasmette i suoi titoli gentilizi. Solo nel 1946, un anno dopo la morte del Principe De Curtis, il Tribunale di Napoli autorizza Totò a fregiarsi del nome e del titolo di Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, Altezza Imperiale, Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, Esarca di Ravenna, Duca di Macedonia e di Illiria, Principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania e del Peloponneso, Conte di Cipro e di Epiro, Conte e Duca di Drivasto e di Durazzo.
La madre stessa gli dà il nomignolo di Totò. Dopo aver frequentato le scuole elementari, si iscrive al collegio Cimino, dove un suo precettore, tirando di boxe, gli causa quella deviazione del setto nasale che col tempo sarebbe diventata un tratto caratteristico del suo viso.
Dopo il collegio, a 14 anni, abbandona gli studi per fare l’aiutante di mastro Alfonso, pittore di appartamenti. In questo periodo imita l’attore comico Gustavo De Marco. Con lo scoppio della grande guerra, nel 1915, si arruola volontario, ma riesce ad evitare la prima linea. Ed è proprio sotto le armi che conia il celebre motto: “Siamo uomini o caporali?“, originato dall’incontro con un graduato che lo costringeva ai compiti più umili. Nel 1918, alla fine del conflitto, torna a Napoli e comincia a recitare in piccoli teatri con un repertorio di imitazioni.
Nel 1922, dopo un clamoroso ‘fiasco’ al teatro ‘Della Valle’ di Aversa, decide di lasciare Napoli per Roma. Qui ottiene una scrittura al Teatro ‘Ambra Jovinelli’ prima, al Teatro ‘Umberto’ poi, entrambe coronate da successo. Con la notorietà arrivano anche i rapporti sentimentali. Dopo una sua burrascosa relazione con la cantante del cafè-chantant Liliana Castagnola, iniziata nel 1929 (la donna si sarebbe poi tolta la vita un anno dopo a causa di un litigio), Totò sposa nel 1932 la diciassettenne Daria Lucchesini Rogliani, che nel 1933 dà alla luce una figlia chiamata Liliana, come il suo primo amore scomparso. Il matrimonio viene anato nel 1940 ma la coppia resterà insieme fino al 1950, separata definitivamente dalle voci di un presunto flirt fra l’attore e Silvana Pampanini, conosciuta sul set del film ’47 morto che parla’. In preda alla gelosia, l’ex moglie finirà per accettare la proposta di matrimonio dell’avvocato Tufaroli: un episodio che ispira a Totò il testo della canzone ‘Malafemmina‘.
Intanto in Italia, all’inizio degli anni Trenta, ha un grande successo l’avanspattacolo. Fiutata l’occasione Totò diviene impresario e finanziatore della sua compagnia che, fra il 1933 e il 1940, rappresenta in tutta Italia diversi spettacoli. Nel 1940, a Roma, viene messa in scena la rivista ‘Quando meno te l’aspetti’, con Anna Magnani e Mario Castellani, che segna l’inizio della collaborazione tra Totò e Michele Galdieri. La Magnani torna a lavorare con Totò nel 1943 in ‘Che ti sei messo in testa?’. La sera dell’attentato ad Hitler, Totò si presenta in scena parodiando il Fuhrer tra l’ilarità generale. La stessa sera gli viene suggerito di fuggire per evitare l’arresto. Totò ripara così a Valmontone, un paese alle porte di Roma. Finita la guerra Totò torna in teatro. Intanto, nel 1952, conosce grazie ad un giornale Franca Faldini, una ex ‘Miss Cheesecake’ (titolo vinto a suo tempo anche da Rita Hayworth e Marlene Dietrich) con la quale è vissuto fino alla morte. Sembra che le ultime parole di Totò prima di morire siano state: ‘T’aggio voluto assai bene Franca. Proprio assai’.
Nel 1956 torna al teatro con la rivista di Nelli e Mangini “A prescindere”. Gli impegni della tournee gli impediscono di curare una broncopolmonite virale che gli provoca una grave emorragia all’occhio destro, l’unico da cui vedesse dopo il distacco della retina avvenuto per l’altro occhio vent’anni prima.
Pubblica anche una raccolta di poesie “‘A livella”, che fa seguito alla biografia “Siamo uomini o caporali?” di alcuni anni prima.
Nel 1966 il sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici gli assegna il secondo “Nastro d’argento” per l’interpretazione del film “Uccellacci e uccellini”, di Pier Paolo Pasolini, un grande intellettuale a cui si deve per certi versi lo “sdoganamento” di Totò. Per questo film Totò riceve anche una menzione speciale al Festival di Cannes. Ormai quasi cieco partecipa al film “Capriccio all’italiana” in due episodi: “Il mostro” e “Che cosa sono le nuvole” (sempre di Pier Paolo Pasolini).
Il 14 aprile interrompe la lavorazione e nella notte di sabato 15 aprile subisce un gravissimo infarto.
Il 15 aprile 1967 dopo un susseguirsi di vari attacchi cardiaci, Totò si spegne. Alle 11:20 del 17 Aprile 1967 la salma è trasportata nella chiesa di Sant’Eugenio in Viale delle Belle Arti. Sulla bara, la bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso. Alle 16:30 la sua salma giunge a Napoli accolta, già all’uscita dell’autostrada e alla Basilica del Carmine, da una folla enorme.
Viene sepolto nella cappella De Curtis al Pianto, nel cimitero sulle alture di Napoli, in località Capodichino.