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Scrittore e viaggiatore inglese conosciuto soprattutto per aver scritto il capolavoro “In Patagonia” nel 1977, romanzo e reportage di un viaggio di sei mesi affrontano della regione del Sud America. Con le sue opere Bruce Chatwin affronta il tema del nomadismo, critica il materialismo occidentale e l’antropocentrismo tipico dell’Occidente.
Bruce Chatwin è nato in Inghilterra, nello Yorkshire, e appena diciottenne ha iniziato a lavorare per la casa d’aste Sotheby’s, per poi lasciarlo 8 anni più tardi per studiare archeologia all’Università di Edimburgo. Dopo gli studi inizia a viaggiare, si reca in Afghanistan e in Africa, dove inizia a interessarsi alle popolazioni nomadi. Inizia a lavorare per il Sunday Times Magazine nel 1973 per il settore arte e architettura. Per il giornale intervista anche l’architetta Eileen Gray nel suo studio di Parigi. Qui Bruce Chatwin nota una mappa della Patagonia da lei dipinta. Dopo essersi dimesso dal Sunday Times Magazine parte per il Sud America e, dopo sei mesi in Patagonia, pubblica nel 1977 il romanzo In Patagonia, che lo consacra come scrittore di viaggi.
Quest’opera è considerata un capolavoro, un romanzo che nasce come un reportage di viaggio in cui l’autore racconta la Patagonia con gli occhi delle persone che la attraversano e che vi cercano rifugio. Lo scrittore parte per la Patagonia alla ricerca di un reperto preistorico simile a quello che da bambino ammirava a casa della nonna. Senza un programma preciso e con pochi fondi, lo scrittore si trova perfettamente calato nei paesaggi della Patagonia.
Bruce Chatwin pubblica “Le vie dei canti” nel Nel 1987, romanzo e diario di viaggio ambientato in Australia in cui l’autore racconta la vita degli aborigeni e i loro rituali cantati. In questo libro Chatwin ritorna su un tema a lui caro, il nomadismo e ciò che spinge le persone a non stare ferme e a spostarsi sempre da un luogo all’altro.