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Fernando Pessoa nasce a Lisbona il 13 giugno 1888.
È considerato uno dei più grandi poeti della lingua portoghese e il suo valore è paragonabile a quello di Camões. Il critico letterario Harold Bloom, accanto a Pablo Neruda, lo definì il poeta più rappresentativo del XX secolo.
Aver trascorso gran parte della sua giovinezza in Sudafrica ha reso l’inglese una lingua fondamentale nella sua vita. Traduceva, lavorava, scriveva, studiava e pensava in inglese. Condusse una vita discreta, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e soprattutto nella letteratura, in cui si manifestò attraverso diverse personalità, contraddistinte da vari pseudonimi. La sua figura enigmatica suscita grande interesse negli studi sulla sua vita e opere, oltre a essere il principale autore della “eteronimia”.
Morì all’età di 47 anni a causa di problemi epatici nella sua città natale. Le sue ultime parole, essendo molto miope, si riportano come “Dê-me os meus óculos!” (Datemi i miei occhiali) e l’ultima frase che scrisse in inglese fu “I know not what tomorrow will bring” (Non so cosa il domani porterà).
I genitori di Fernando erano Madalena Pinheiro Nogueira e Joaquim de Seabra Pessoa, critico musicale d’un quotidiano cittadino. Il padre muore nel 1893. La madre si unisce in seconde nozze nel 1895 con il comandante Joào Miguel Rosa, console portoghese a Durban: Fernando trascorre così la giovinezza in Sudafrica.
Se dopo la mia morte volessero scrivere la mia biografia,
Fernando Pessoa
non c’è niente di più semplice.
Ci sono solo due date – quella della mia nascita e quella della mia morte.
Tutti i giorni fra l’una e l’altra sono miei.
Nel continente nero Fernando Pessoa compie tutti gli studi fino all’esame d’ammissione all’Università di Città del Capo. Torna a Lisbona nel 1905 per iscriversi al corso di Filosofia della facoltà di Lettere: dopo una disastrosa avventura editoriale, trova lavoro come corrispondente di francese e inglese per varie aziende commerciali, impiego che manterrà senza obblighi di orario per tutta la vita. Intorno al 1913 inizia a collaborare a varie riviste, come “A Aguia” e “Portugal Futurista”, avendo al suo attivo letture significative, dedicate soprattutto ai romantici inglesi e a Baudelaire; intraprende quindi un’attività letteraria iniziata quand’era ancora studente presso l’università di Città del Capo, che consiste in prose e poesie scritte in lingua inglese.
Fernando Pessoa morirà il 30 novembre 1935 nella sua città natale, Lisbona, sconfitto dalla cirrosi epatica che appena una settimana prima lo aveva costretto a un ricovero d’urgenza all’ospedale Luís dos Franceses.
Pessoa è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori poeti e scrittori di lingua portoghese. Tra i molteplici motivi che hanno reso Pessoa una delle menti più particolari e interessanti del secolo scorso, vi è l’invenzione di un espediente letterario che lo ha reso quasi unico al mondo: l’utilizzo degli eteronimi. Nel 1935, poco dopo la sua morte, fu fatta un’incredibile scoperta: una raccolta di poesie, lettere, prose e oroscopi contenute all’interno di un baule trovato nel vecchio appartamento dello scrittore. Si trattava di un cospicuo numero di opere e bozze scritte dallo stesso Pessoa, ma firmate con nomi diversi. In tutto, furono contati circa 137 nomi differenti, definiti dallo scrittore, appunto, “eteronimi”, ciascuno con una propria storia, una particolare personalità e un suo stile di scrittura.
Mentre in vita la poesia di Pessoa esercitò poca influenza, sarà poi ampiamente imitata dai poeti delle generazioni successive. In Italia molto si deve al lavoro di traduzione di Antonio Tabucchi, traduttore, critico e grande studioso dell’opera di Pessoa.
Molti sono anche gli artisti che in campo musicale si sono ispirati all’opera di Pessoa: tra questi citiamo il cantautore brasiliano Caetano Veloso e gli italiani Roberto Vecchioni e Mariano Deidda.
Il suo capolavoro, Il libro dell’inquietudine fu pubblicato nel 1982 (esattamente quarantasette anni la morte dell’autore) a cura di Jacinto do Prado Coelho. Il libro fu in breve tempo tradotto in molte lingue e divenne un best-seller internazionale.
Il libro dell’inquietudine è considerato la maggiore opera in prosa di Pessoa, venne definito dalla critica “Il più bel diario del nostro secolo”.
Il premio Nobel José Saramago dedicò al poeta portoghese il celebre libro L’anno della morte di Ricardo Reis, facendo riferimento a un famoso eteronimo usato da Pessoa: l’unica di tutte le personalità del poeta a non possedere l’effettiva data di morte. Nel romanzo Saramago riflette sulle relazioni che intercorrono tra verità, esistenza e identità, facendosi portavoce dell’enigmatica esistenza del poeta in bilico tra realtà e finzione letteraria.