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Muore a Londra il 12 novembre 1974 Guido Piovene, giornalista e scrittore del primo Novecento, le sue spoglie vennero traslate a Vicenza, in quella Vicenza che lui stesso definì “una piccola Roma, un’invenzione scenografica”.
Tra i romanzi più noti: Le furie (1963), in cui ha tentato di applicare la tecnica del nouveau roman, dando particolare rilievo alla memoria di un mondo in decadenza di fronte al quale lo scrittore subisce rimorsi e inibizioni, non senza però lasciare nel lettore un sapore di ambiguità; e Le stelle fredde (1970, premio Strega), in cui ritorna con gli stessi simboli la materia autobiografica.
Guido Piovene, nasce a Vicenza il 27 luglio 1907, da una nobile ed antica famiglia. Dopo un’infanzia ed un’adolescenza felice in quello che sarà il paesaggio maggiormente presente nelle sue opere, nel 1925 Piovene si trasferisce con la famiglia a Milano, dove quattro anni dopo si laurea in Lettere e Filosofia.
Appassionato di letteratura, Piovene frequenta l’ambiente intellettuale milanese dove incontra alcune fra le più prestigiose penne dell’epoca: Colorni, Borgese, Montale e Gadda ed inizia giovanissimo a scrivere per alcune riviste letterarie e culturali (Pan, Convegno, Solaria) e per quotidiani famosi.
Nel 1931 pubblica il libro di racconti “La Vedova Allegra“, che presenta già quelli che diventeranno i motivi di fondo della sua narrativa: il paesaggio veneto, le psicologie complesse, i personaggi femminili tormentati, la rigida morale cattolica.
Piovene vive lunghi anni all’estero come corrispondente dell’”Ambrosiano” dalla Germania e del “Corriere della Sera “ da Londra e da Parigi.
Nel 1941 Piovene pubblica quello che resterà il suo capolavoro, il romanzo epistolare “Lettere di una novizia” dove narra la tragica vicenda di una ragazza che lascia il convento in cerca di libertà per poi morire in carcere, un libro che sollevò non poche perplessità nella provincia veneta, negli ambienti religiosi e cattolici.
A fianco della attività di collaboratore ed inviato della “Stampa”, Piovene si rivela scrittore instancabile con “La gazzetta nera” nel 1943, “Pietà contro pietà” nel 1946, la requisitoria contro le filosofie della guerra “I falsi redentori” del 1949.
Nel 1953 dopo la pubblicazione dell’opera saggistica, tra il reportage e l’indagine di costume, “De America“, la RAI affida a Piovene l’incarico di redigere una serie di appunti di viaggio attraverso le regioni d’Italia: il giornalista percorre con la moglie la penisola, cogliendo note di costume, di vita e spunti per riflessioni politiche e sociali.
Dal viaggio nasce il “Viaggio in Italia“, pubblicato nel 1956, certamente l’opera più letta dello scrittore- giornalista, cui seguirà “L’Europa semilibera”, appunti del globe-trotter in Europa.”
Altre opere che caratterizzano lo spirito critico ed attento di Piovene ricordiamo “La coda di paglia“(1962), in polemica con certo opportunismo antifascista, “Le furie” (1964), “Madame la France” (1967), “La gente che perdé Gerusalemme” (1968), “Le stelle fredde” (1970).
Nel 1974 lascia “La Stampa” per divenire responsabile della sezione culturale e letteraria del “Giornale Nuovo” diretto da Montanelli, gli ultimi anni li aveva trascorsi a Milano, privo dell’uso della mano destra a causa di una malattia, ma sempre attivo e presente.
Postumi sono apparsi i saggi “Idoli e ragione” (1975) e “Verità e menzogna” (1975).