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Nasce a Mosca il giorno 11 novembre 1821 lo scrittore russo Fëdor Mikhailovic Dostoevskij secondo di sette figli.
È Considerato uno dei più grandi scrittori russi di tutti i tempi. Ha scritto pietre miliari della letteratura ottocentesca. “Delitto e castigo”, “L’idiota”, “I fratelli Karamazov”, “Il giocatore”, “Le notti bianche” sono solo alcune delle sue opere più famose.
Il padre Michail Andreevic (Michajl Andrevic), di origine lituana, è medico e ha un carattere stravagante nonchè dispotico; il clima in cui cresce i figli è autoritario. Nel 1828 il padre è iscritto assieme ai figli nel “libro d’oro” della nobiltà moscovita.
La madre Marija Fedorovna Necaeva, proveniente da una famiglia di commercianti, muore nel 1837 a causa della tisi: Fëdor viene iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, pur non avendo nessuna predisposizione per la carriera militare.
Con il suo carattere allegro e semplice la madre aveva educato il figlio all’amore per la musica, la lettura e la preghiera.
Gli interessi di Fëdor sono per la letteratura e, terminati gli studi di ingegneria militare, abbandona questo settore rinunciando alla carriera che il titolo gli offrirebbe; i pochi soldi che possiede sono il ricavato dei suoi lavori di traduzione dal francese.
Lotta contro la povertà e la salute cagionevole: inizia a scrivere il suo primo libro, “Povera gente“, che vede la luce nel 1846 e che avrà importanti elogi critici. Nello stesso periodo conosce Michail Petrasevkij, convinto sostenitore del socialismo utopistico di Fourier, conoscenza che influenza la stesura del suo primo lavoro.
Nel 1847 si manifestano gli attacchi epilettici di cui lo scrittore soffrirà per tutta la vita.
Dostoevskij inizia a frequentare i circoli rivoluzionari: nel 1849 viene arrestato e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo con l’accusa di cospirazione; si ritiene che faccia parte di una società segreta sovversiva guidata da Petrasevskij. Dostoevskij viene condannato insieme ad altri venti imputati alla pena di morte mediante fucilazione. E’ già in posizione per la propria esecuzione quando giunge un ordine dell’imperatore Nicola I che cambia la condanna in quattro anni di lavori forzati. Dostoevskij parte così per la Siberia.
La dura esperienza lo segna fisicamente e moralmente. Terminata la pena viene mandato a Semipalatinsk in qualità di soldato semplice; dopo la morte dello zar Nicola I diventerà ufficiale. Qui conosce Marija, già moglie di un compagno; si innamora di lei: la sposerà nel 1857 quando questa rimarrà vedova. Per motivi di salute nel 1859 Dostoevskij viene congedato e si trasferisce a Pietroburgo.
Torna così alla vita letteraria: durante l’estate inizia a scrivere il suo secondo romanzo, “Il sosia“, storia di uno sdoppiamento psichico. Il lavoro non raccoglie il consenso del primo romanzo; nel novembre successivo scrive, in una sola notte, “Romanzo in nove lettere“.
Fëdor Dostoevskij muore il 28 gennaio 1881, in seguito ad un peggioramento dell’enfisema polmonare di cui è affetto. La sua sepoltura, nel convento Aleksandr Nevskij, è accompagnata da una folla immensa.