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Edmondo De Amicis muore a Bordighera (Imperia) il giorno 11 marzo 1908, all’età di 62 anni.
Nasce il 21 ottobre del 1846 ad Oneglia (Imperia). Compie i primi studi in Piemonte, prima a Cuneo e poi a Torino. Entra nell’Accademia Militare di Modena e ne esce sottotenente, nel 1865. L’anno successivo combatte a Custoza. Pur proseguendo nella carriera militare, cerca di assecondare la sua vocazione alla scrittura: a Firenze dirige il giornale “L’Italia Militare” e pubblica, intanto, “La vita militare” (1868), il cui successo gli consente l’abbandono della stessa – che, peraltro, egli ama – per dedicarsi esclusivamente alla passione dello scrivere.
Nel 1870, nel ruolo di corrispondente de “La Nazione”, partecipa alla spedizione di Roma entrando per Porta Pia. Ormai libero dall’impegno militare comincia una serie di viaggi – anche per conto de “La Nazione” – dei quali lascia testimonianza con la pubblicazione di vivaci relazioni.
Nascono così “Spagna”, nel 1873; “Olanda” e “Ricordi di Londra”, nel 1874; “Marocco”, nel 1876; Costantinopoli, nel 1878; “Alle porte d’Italia”, nel 1884, dedicato alla città di Pinerolo e ai suoi dintorni, fino al suo viaggio in America il cui diario, intitolato “Sull’oceano”, è dedicato agli emigranti italiani.
Chiusa la stagione itinerante, Edmondo De Amicis rientra in Italia e comincia a dedicarsi alla letteratura educativa che fa di lui, oltre che un valente scrittore, anche un pedagogo: è proprio in questo campo che sfornerà , nel 1886, il suo capolavoro, “Cuore” che, nonostante l’ostracismo dei cattolici per l’assenza di contenuti religiosi, riscuote un successo strabiliante e viene tradotto in molte lingue.
Pubblica ancora, tra gli altri, “Il romanzo d’un maestro”, nel 1890; “Fra scuola e casa” nel 1892; “La maestrina degli operai”, nel 1895; “La carrozza di tutti”, nel 1899; “Nel regno del Cervino“, nel 1904; “L’idioma gentile” nel 1905. Collabora a varie testate di ispirazione socialista.
L’ultimo decennio della sua vita è segnato dalla morte della madre, dal fallimento del suo matrimonio con Teresa Boassi e dal suicidio del figlio Furio legato proprio alle condizioni di invivibilità createsi in famiglia per le furibonde e continue liti dei genitori.