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Ignazio Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli, nacque il giorno 1 maggio 1900 a Pescina dei Marsi, comune in provincia dell’Aquila, figlio di una tessitrice e di un piccolo proprietario terriero (i quali ebbero altri cinque figli).
Egli è stato un noto scrittore, giornalista, politico, saggista e drammaturgo italiano che ha raggiunto una grande popolarità e successo in Europa e nel mondo. Il suo romanzo più famoso, “Fontamara”, è un simbolo della lotta contro la povertà, l’ingiustizia e l’oppressione sociale delle classi più deboli, ed è stato tradotto in molte lingue diverse. Durante il periodo dal 1946 al 1963, è stato nominato ben dieci volte per il premio Nobel per la letteratura.
In seguito ad una lunga permanenza all’estero come esule antifascista, ha partecipato attivamente alla vita politica italiana, diventando una figura importante della cultura italiana del dopoguerra. Ha contribuito alla fondazione del Partito Comunista d’Italia, ma successivamente è stato espulso per la sua opposizione alla linea stalinista, spostandosi quindi verso posizioni politiche simili al socialismo democratico.
A causa della sua rottura con il Partito Comunista Italiano, ha spesso subito critiche in Italia, ma è stato comunque sempre apprezzato all’estero. Solo in seguito, è stato riabilitato anche in patria.
Il 13 gennaio 1915 la Marsica è messa in ginocchio dallo spaventoso terremoto di Avezzano che provoca nel solo paese natio dello scrittore oltre 3 500 vittime; muoiono sotto le macerie la madre e altri numerosi suoi familiari; Secondino (Ignazio Silone) riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia.
Scrive Silone: ”Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l’uguaglianza. Uguaglianza effimera. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie”.
Ignazio Silone venne presto a contatto con la dura realtà della vita e della guerra che in provincia faceva sentire i suoi riflessi sociali. Infatti sin dal 1917 Silone capeggiava già le prime leghe rosse dei contadini abruzzesi, mostrando di auspicare un punto d’incontro fra socialismo e cattolicesimo, e quello stesso anno diventava direttore del settimanale socialista e pacifista “Avanguardia” e poi redattore del “Lavoratore” di Trieste. Al congresso di Livorno (1921) aderì al Partito Comunista e fu attivo dirigente della Federazione Giovanile. Dopo l’avvento del Fascismo fu accanto a Gramsci come attivista clandestino. Dopo l’arresto del fratello si rifugiò all’estero, dove proseguì la sua attività antifascista, incorrendo anche nell’espulsione da vari Paesi. Rappresentò parecchie volte il movimento comunista con Togliatti a Mosca.
Nel 1930, durante le persecuzioni e le purghe staliniane, si staccò dal movimento comunista perché non condivideva il carattere tirannico dell’organizzazione internazionale comunista diretta da Stalin. Di quella profonda crisi, in cui emergevano anche i suoi giovanili entusiasmi libertari e cristiani, risentì tutta la sua produzione letteraria nonché il comportamento politico.
Ma, pur lontano dal Partito Comunista, egli non cessò la sua attività di propagandista antifascista e socialista. Le stesse sue opere, pubblicate all’estero, Fontamara (1933 a Zurigo), Pane e vino (1936), La scuola dei dittatori (1938), Il seme sotto la neve (1941), l’opera teatrale Ed egli si nascose (1944), sono la dimostrazione della denuncia serrata, implacabile, costante, che egli faceva della violenza fascista e delle misere condizioni dei cafoni del suo paese. E i suoi libri, quasi sconosciuti in Italia, facevano il giro del mondo attraverso gli esuli antifascisti e i vari simpatizzanti stranieri, i quali vedevano in Silone uno dei più puri missionari della resistenza antifascista nel mondo.
Il 22 agosto 1978 muore a Ginevra.